La Comunità Ebraica di Cuba

Dai Simboli di Cuba alla Comunità Ebraica locale. Una testimonianza

di Dova Cahan

Cuba è famosa soprattutto per il trionfo del 1959 di Fidel Castro e Che Guevara contro la dittatura di Fulgencio Battista e dell’imperialismo americano. Inoltre ancora oggi restano tra i suoi famosi simboli: i sigari, la musica afro-cubana, la sua frenetica danza, le canne da zucchero, tutti simboli già dell’isola a partire dal 1898, quando gli Stati Uniti la invasero ma divenuti più rinomati ancora dopo la vincente Rivoluzione.

La nazione cubana è sorta da una storia di dominazione coloniale e imperiale. Lo stato coloniale formale sotto la Spagna si è conclusa solo con l’invasione da parte degli Stati Uniti nel 1898, quando gli interessi militari e aziendali resero l’isola una colonia di fatto degli Stati Uniti. Dopo il trionfo della Rivoluzione il 1° gennaio 1959 Cuba è diventata veramente indipendente per la prima volta da quando l’invasione coloniale del 1511 si impossessò dell’isola caraibica.

Gli ideali della rivoluzione furono sostenuti dalla maggioranza della popolazione che usciva dallo schiavismo ed anche dai cubani che non sostenevano Castro, ma riconoscevano che il governo socialista avrebbe notevolmente migliorato il livello di vita della maggior parte dei cubani, non volendo più lo stato neocoloniale sotto gli Stati Uniti, per la disparità tra ricchezza e povertà che il capitalismo aveva imposto. La maggior parte dei cubani probabilmente ancora oggi sosterrà il progetto socialista anche dopo la morte di Fidel Castro con la sua continuità garantita dal fratello Raul.

Io avendo visitato Cuba nel Novembre 2016, volevo riportare solamente le mie impressioni sulla comunità ebraica dell’Avana, che è la più grande dell’isola dove ancor oggi vivono 1300 persone di fede ebraica e dove ci sono tre Sinagoghe funzionanti. Ma con l’improvviso annuncio della morte di Castro proprio una settimana dopo il mio rientro, ritenevo opportuno dare un resoconto più preciso su come ho trovato Cuba, ciò che ho visto e constatato in prima persona e qui voglio anche riportare un commento di una mia cara amica, Maria Grazia Zampieri che ha visitato Cuba qualche anno prima di me.

“Anni fa visitammo Cuba che per alcuni versi ci entusiasmò ma per altri ci parve inquietante la città una volta bellissima e aveva case orrendamente fatiscenti con finestre dove al posto dei vetri ora c’erano cartoni ed erano abitate .. Si intuiva un’antica bellezza delle linee architettoniche. La guida che ci seguiva ci mostrò la tessera con cui, lui padre di famiglia, poteva prendere razionati alcuni cibi (persino le uova erano contate al mese). La visita a una fabbrica di sigari mi turbò moltissimo e non potrò cancellarne il ricordo… Ci fecero lasciare le borse in cassetti di sicurezza (sic) ed entrare in uno stanzone dove erano riuniti donne e uomini giovani che arrotolavano i famosi sigari, in un’aria aspra e irrespirabile, sotto lo sguardo di un vigilante seduto su una ‘cattedra’ da dove dominava e controllava il lavoro degli operai Quello che mi turbò fortemente furono i cenni timidi ma decisi di alcune ragazze che avrebbero voluto un oggetto, un qualcosa e in particolare da me ‘LIPSTICK please’, vedendo che lo avevo usato…ma eravamo tampinati dallo sguardo del cerbero e non potei scambiare nemmeno un saluto con una biondina che forse invidiava il mio rossetto (rimasto in borsa) e mi sorrideva tristemente. Il loro salario mensile ci fu detto era allora l’equivalente di 15€ …..”

Ciò che ho constatato anche io nella stessa famosa fabbrica di sigari. Forse oggi la popolazione locale ha un tenore di vita più libero dovuto al governo di Raul Castro, ma la vita quotidiana resta sempre miserabile, con un minimo salario di $ 19 al mese. Si vedono ancora oggi le lunghe file davanti ai negozi semivuoti con in mano un libretto chiamato il “libretto russo”, ciò che garantisce alla popolazione di poter ritirare quotidianamente un piccolo quantitativo di prodotti base, mentre la mancanza di altri necessari prodotti, come saponi, caramelle, profumi sono ancora considerati un lusso.

I turisti godono di ogni libertà, anzi dal momento della caduta del comunismo e della disintegrazione dell’Unione Sovietica, Fidel Castro trovandosi in una situazione economica molto difficile comprese che l’unica risorsa per sopravvivere fu aprire l’isola al turismo. La maggior parte dei turisti sono anche oggi i canadesi, russi, polacchi e tedeschi, mentre gli americani nonostante la storica visita di Obama nel marzo 2016 stentano ancora a ritornarci.

La popolazione cubana è per natura molto allegra, imbevuta nella sua musica e danza, nelle sue bevande tipiche, nei suoi sigari e tutto ciò crea un’atmosfera di buon umore. Tuttavia, la rivoluzione socialista ha portato dei cambiamenti in termini di opzioni di istruzione e di carriera, diritti sul sistema sanitario, protezioni legali formali contro la discriminazione e la violenza domestica, supporti sociali per la crescita dei figli, l’applicazione di leggi aggressive di paternità, ma nonostante tutto ciò resta ben lontano da un livello di vita normale. Spero e mi auguro che dopo la morte del Comandante che ha governato per più di mezzo secolo in un rigido clima comunista molte cose laggiù cambieranno.

Tornando alla piccola comunità ebraica all’Avana, nella capitale oggi vi sono tre Sinagoghe: El Patronato – La Casa della Comunità Ebraica di Cuba, la Sinagoga Beth Shalom (Conservativa) e una molto piccola sulla Calle I esquina 13, Vedado. Inoltre ci sono ancora tre piccole Sinagoghe nell’isola: una a Santa Clara, una a Camaguey e un’altra a Caibarien.

Il vice presidente della comunità ci aggiornò sull’ebraismo a Cuba dove i primi abitanti Ebrei arrivarono con Cristoforo Colombo all’epoca dell’Inquisizione spagnola. Cento anni dopo vi fu una seconda ondata d’immigrazione di ebrei e nel Seicento, a questi si unirono gruppi di ebrei che fuggirono dal Brasile e da quel momento iniziò un fiorente commercio con le isole adiacenti.

Nel Settecento, ancora perseguitati dall’Inquisizione, molti mercanti Ebrei estesero le loro tratte commerciali ad Amburgo, Amsterdam e New York. Molti furono brutalmente perseguitati e i loro possedimenti vennero confiscati e una parte di loro invece si assimilò. Mentre le origini dell’attuale comunità ebraica di Cuba risalgono agli ebrei della fine dell’Ottocento e agli Ebrei americani che si stabilirono lì tra cui gran parte uomini di affari che basavano le loro attività sulle importazioni ed esportazioni, sulle coltivazioni di zucchero e di tabacco.

Dopo la I Guerra Mondiale arrivarono gli Ebrei dall’Europa usando Cuba come punto di transito nel viaggio verso gli Stati Uniti, ma nel 1924 con l’imposizione da parte di Washington delle quote, molti vi restarono lì e a quell’epoca si contavano a Cuba 24 mila ebrei. In seguito alla II Guerra Mondiale, la popolazione ebraica di Cuba si dimezzò a 12 mila assimilandosi.

L’1 gennaio 1959 più del 90 per cento degli Ebrei lasciò Cuba dopo che Fidel Castro marciò con i suoi rivoluzionari all’Avana. Anche se la rivoluzione castrista non era rivolta contro gli ebrei, la stabilità economica degli Ebrei cubani venne distrutta in quanto orientata sul mercato privato della classe media. La causa dell’emigrazione non fu l’antisemitismo, ma il cambiamento economico da capitalismo a comunismo. Quelli che restarono in parte furono i convinti sostenitori del sistema comunista che da tempo avevano rinunciato alla pratica religiosa o le persone troppo povere per potere lasciare il paese.

Oggi la popolazione ebraica di Cuba conta solo 1500 persone con diverse centinaia nelle province.  Gli edifici storici ebraici vengono ristrutturati e nuovi libri vengono donati in gran parte dall’ American Jewish Joint Distribution Committee. Il JDC sostiene anche i costi di mantenimento della piccola comunità ebraica di Avana quasi totalmente, inoltre ad altre spese per aiutare a salvaguardare la comunità come medicinali, viveri etc..

La maggioranza dei membri di questa congregazione sono persone in pensione, ma ultimamente si sono uniti anche molti bambini. Nel 1994 si è svolto il primo Bar Mitzvah ortodosso dopo quasi trent’anni e oggi questo giovane uomo partecipa a tutte le maggiori funzioni, facendo anche da tesoriere della congregazione. In seguito sono stati festeggiati altri bar mitzvah e persino matrimoni. La loro speranza è anche quella di rivedere le relazioni diplomatiche con Israele che furono interrotte nel 1973 dopo l’embargo americano.