Enzo Bonaventura e il giardino a lui dedicato

A Firenze un giardino dell’Università celebra Enzo Bonaventura, fra i padri della psicoanalisi italiana

di Ilaria Ester Ramazzotti
Era stato Gal Or, un cittadino israeliano di origine italiana, a ritrovare il dattiloscritto da cui mancavano il titolo e il nome dell’autore. La ricerca era partita da una campagna pubblicata su Facebook. Sempre Gal Or aveva poi recapitato il prezioso testo al professor David Meghnagi, docente dell’Università degli Studi Roma Tre, che ha così confermato l’avvenuto ritrovamento della tesi di laurea di Enzo Joseph Bonaventura, compilata all’Università di Firenze nel 1913.

Seppur sconosciuto ai più, Bonaventura fu una delle figure centrali dello studio e della ricerca psicologica e psicoanalitica italiana. Su iniziativa di David Meghnagi, il Comune di Firenze e l’Università di Firenze hanno dedicato al suo nome e alla sua memoria il giardino interno della sede di via Gino Capponi dell’ateneo, dove Bonaventura studiò e lavorò fino ad esserne espulso nel 1938 a causa delle Leggi razziali.

La relativa delibera della Giunta comunale fiorentina risale al novembre del 2018, in occasione dei 70 anni dalla morte di Enzo Bonaventura, che avvenne nel 1948 in Israele nel massacro di Hadassah. L’iniziativa che celebra Bonaventura ha il sostegno dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane.

«Una personalità poliedrica, interdisciplinare, un uomo di immensa cultura, non solo psicologica ma anche musicale, fisico-matematica e ebraica. Una mente aperta e sperimentale», ha spiegato alla stampa David Meghnagi. «Il suo destino è stato quello di finire in un cono d’ombra che ne ha oscurato la storia, l’avventura intellettuale, il pensiero pionieristico e originale, specie in ambito pedagogico. Inseguo Bonaventura da 30 anni». «Bonaventura diresse il Laboratorio universitario di Firenze avviando ricerche di grande spessore scientifico su Henry Bergson e sulla verifica della percezione del tempo, ricerche sull’attenzione, sul tempo di apprendimento e sulla durata del presente psichico». Bonaventura tuttavia non ottenne mai alcuna cattedra in Italia. Solo successivamente, in Israele, gli venne affidata la cattedra di Psicologia e la direzione di un importante laboratorio pedagogico alla Hebrew University di Gerusalemme.

«L’Italia lo ha cancellato – sottolinea Meghnagi -. Era un personaggio complesso, inclassificabile, una figura scomoda e non catalogabile, un eclettico. Fu un sionista convinto, aveva una robusta cultura ebraica e aveva studiato al Collegio Rabbinico di Firenze, era shomer mitzvot e coniugava studi secolari e religiosi in maniera sublime. Fu una figura di primo piano nella vita accademica e ebraica italiana. Ne ho ripercorso le tracce grazie alla moglie del figlio di Enzo Bonaventura, cognata dello scrittore israeliano Abraham. B. Yehoshua».

Dopo aver curato per l’editore Marsilio la ripubblicazione di La Psicanalisi, David Meghnagi vorrebbe pubblicare la tesi ritrovata di Enzo Bonaventura, ma anche le sue ricerche sulla percezione infinitesimale del tempo, sulla volontà e sulla psicologia dello sviluppo, sui modelli pedagogici italiani, sull’identità del bambino ebreo in Israele e anche le sue riflessioni su Maimonide, di cui era un attento conoscitore.

Chi era Enzo Bonaventura

Nato a Pisa nel 1891, ma fiorentino d’adozione, studiò alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Firenze, dove si laureò nel 1913 con Francesco De Sarlo, dedicandosi nel suo Laboratorio di psicologia sperimentale agli studi sulla percezione degli intervalli di tempo.

Al Problema psicologico del tempo, Bonaventura intitolò nel 1929 uno dei suoi libri più importanti. Pioniere della psicologia accademica e della psicoanalisi, fu il primo in Italia a tenere un intero corso sull’opera di Freud. Nel 1938 pubblicò La psicoanalisi, il più completo manuale uscito prima della guerra, ponte tra la psicologia sperimentale e la ricerca clinica fenomenologica.

Nello stesso anno, espulso dal mondo accademico italiano perché ebreo, lasciò l’Italia all’indomani delle Leggi razziali per trasferirsi nella Palestina mandataria, dove gli fu in seguito affidata la cattedra di Psicologia e la direzione di un laboratorio pedagogico alla Hebrew University di Gerusalemme.

Morì in Israele nel 1948 nel massacro di Hadassah, a 57 anni, quando terroristi arabi uccisero 79 persone attaccando un convoglio di medici, infermieri e studenti della facoltà di medicina di Gerusalemme.