Ucraina, polemiche per il memoriale eretto sul sito della Sinagoga della Rosa d’Oro di Leopoli

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di Ilaria Ester Ramazzotti

memoriale-sinagoga-rosaPrima di essere in gran parte distrutto dai nazisti nel 1940, il complesso della Sinagoga della Rosa d’Oro era uno dei punti di riferimento della popolazione ebraica di Lviv (Leopoli), nell’Ucraina occidentale, popolazione che fino al 1939 contava 110 mila persone, circa un terzo degli abitanti della città. Oggi, il sito ebraico è al centro di una diatriba fra il Comune di Lviv e l’Unione dei Consigli per gli ebrei nell’ex Unione Sovietica, diretta da Meylakh Sheykhet. La notizia è stata riportata il 5 settembre dal Times of Israel.

L’area sinagogale Rosa d’Oro – risalente al Sedicesimo secolo -, è oggetto di un progetto architettonico controverso che è stato inaugurato domenica 4 settembre dal sindaco Andriy Sadovy, nonostante un’azione legale avanzata da Sheykhet che lo definisce “una vergogna e un affare costruito sulla memoria di un assassinio”. Sheykhet, in particolare, descrive il progetto come uno stratagemma per creare un parco pubblico a scapito di un patrimonio ebraico in una zona centrale della città, in un modo da servire gli interessi del settore turistico, oltre a disegnare un memoriale della Shoah che sarebbe al di sotto degli standard architettonici internazionali normalmente applicati ai luoghi della memoria. All’inaugurazione, organizzata anche in vista la Giornata europea della cultura ebraica, hanno tuttavia partecipato centinaia di persone fra cui alcuni ebrei favorevoli all’iniziativa, come l’associazione Chesed-Arieh.

Favorevole si è dichiarata anche Sofia Dyak, direttore del Centro per la storia urbana dell’Europa dell’Est di Lviv, che ha seguito il progetto in collaborazione con il Comune di Lviv e che lo ha difeso come “una cosa dignitosa che mette di fronte molti ucraini alla distruzione della comunità ebraica di Leopoli” proprio a causa della sua posizione centrale.

Sheykhet, per contro, insieme ad alcuni altri ortodossi che vivono in Lviv, dove oggi risiedono mille e 200 ebrei, ha fatto pressione per la ricostruzione della Sinagoga Rosa d’Oro e contro la costruzione del memoriale iniziata nel 2015, e oggi conclusa, oltre ad avanzare alcune azioni legali in merito alle procedure tecniche e all’architettura del nuovo sito. “Se il progetto fosse contrario alle leggi – ha invece ribadito Dyak -, non lo si sarebbe potuto realizzare”.

Si sarebbero ad ogni modo alternate nel tempo differenti vicende giudiziarie. Nel 2014, un tribunale ucraino ha emesso un’ingiunzione contro il piano della città di realizzare tre memoriali in altrettanti siti ebraici a Lviv, tra cui il complesso sinagogale Rosa d’Oro, che erano stati selezionati nel 2010 con una gara internazionale. La Corte economica superiore dell’Ucraina ha successivamente stabilito che questi piani non fossero conformi alle norme e alle procedure locali e internazionali, ma la città poi ottenuto dal Ministero della Cultura il permesso di procedere con un design simile a quello selezionato al concorso e dallo stesso architetto tedesco, Franz Reschke. Dopo questi fatti, Sheykhet, appellatosi di nuovo alla sistema giudiziario sostenendo che il progetto violi la sentenza 2014, attende un nuovo verdetto entro la fine mese.

Ma la costruzione del memoriale, che nel frattempo è stato nonostante tutto terminato e inaugurato, non è la sola iniziativa ad accendere gli animi di chi si è dimostrato contrario all’iniziativa. La città di Lviv prevede infatti di creare un parco dedicato alla memoria su parte del vecchio cimitero ebraico di Leopoli, un piano che Sheykhet ha promesso di combattere perché lui e alcuni rabbini ritengono che ciò costituisca una inquietante violazione delle leggi religiose contro delle tombe ebraiche.

La questione dei siti commemorativi della Shoah è tuttora oggetto di divisioni in Ucraina, scrive sempre il Times of Israel, riportando che un certo sentimento anti-russo è ancora diffuso e che alcune strade sono state di recente intitolate a collaboratori filonazisti. Alcuni leader ebraici si sono inoltre espressi contro una certa tendenza di profanazione percepita attorno a siti legati alla Shoà, fra cui la città di Kovel, vicino a Lviv, dove la scorsa estate uno zoo itinerante è stato fatto stazionare in cima a una fossa comune di vittime dell’Olocausto.