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Putin e gli Ebrei, un rapporto complicato

Mondo

di Nathan Greppi
Per l’avvicinarsi delle elezioni in Russia, che si terranno il 18 marzo, pubblichiamo un editoriale scritto sul Tablet Magazine giovedì 15 marzo dall’opinionista russo-americano Vladislav Davidzon.

Una settimana prima delle elezioni russe, una conclusione che in altri momenti sarebbe stata ovvia per l’agenda politica russa fu evitata trasmettendo accuse sull’ingerenza dello stesso Vladimir Putin nelle elezioni americane del 2016. Sedendosi per un’intervista con Megyn Kelly della NBC News, il Presidente russo fu accusato di aver ordinato un coinvolgimento russo, sostenuto dallo stato, nelle elezioni statunitensi. Stupito, Putin sostenne che la colpa non fosse dei russi, ma che forse erano coinvolte certe altre nazionalità. “Forse non sono nemmeno russi,” ha detto. “Forse sono ucraini, tatari, ebrei con la cittadinanza russa. E anche quello andrebbe verificato. Forse hanno la doppia cittadinanza. O forse la green card. Forse sono stati gli americani a pagarli per questo servizio. Voi lo sapete? Io no.”

La disinvolta smentita di Putin ha causato un putiferio a livello internazionale che probabilmente non si aspettava né intendeva causare. Accuse di antisemitismo si riversarono (su di lui). Putin stava davvero incolpando gli ebrei per aver alterato le elezioni americane?

Per un madrelingua russo, sembrava che il presidente stesse elencando delle nazionalità, asserendo che non fossero di etnia russa coloro che hanno preso parte, piuttosto che sostenere che uno di essi fosse il gruppo responsabile. I russi considerano gli ebrei un’etnia, piuttosto che un mero gruppo religioso. Dal punto di vista linguistico ciò è stato reso nel miglior modo possibile in inglese, ma tutt’altro che perfetto.

Putin è un maestro di insinuazioni sottili e minacce velate, e per questo la gente si chiedeva se questa fosse solo l’ultima. Sebbene il suo umorismo è quello di un adolescente sbruffone ed emotivamente forte che vuole dare l’immagine di un uomo forte, Putin sa essere alquanto divertente, anche quando molti dei suoi scherzi si rivelano delle minacce. Eppure, Putin è famoso per la sua reputazione di filosemita, con miriadi di legami sentimentali che risalgono alla sua infanzia a Leningrado. Il suo portfolio ebraico, sia all’interno del paese sia in termini di relazioni con l’ebraismo mondiale e con il governo israeliano, sono molto importante per il presidente russo, sebbene il suo rapporto con gli ebrei sia tutt’altro che semplice.

Putin ha sicuramente pensato molto intensamente agli ebrei, all’ebraismo e al carattere del popolo ebraico, e il suo rispetto per gli ebrei e il suo coinvolgimento personale in questioni relative all’ebraismo russo non sono di certo false. Sin dalla sua ascesa al potere in Russia, Putin ha capito che doveva tenere sotto il suo tallone l’oligarchia post-sovietica dei primi anni ’90 per consolidare un controllo totale. Quell’oligarchia era prevalentemente ebraica, e dopo che oppositori politici come Khodorkovsky e Berezovsky furono prudentemente imprigionati o esiliati, egli la soppiantò con la sua oligarchia di fedeli. Anche questa nuova oligarchia, il cui desiderio di benessere era legato a una lealtà incrollabile nei confronti di Putin, aveva numerosi rappresentanti ebrei, compresi i Fratelli Rotenberg, suoi amici d’infanzia. Putin fu sempre consapevole di dover evitare accuse di antisemitismo, e intanto si difendeva dalle vecchie elite ebraiche. Le organizzazioni ebraiche russe furono similmente riempite di fedeli al Cremlino, che insediò un Rabbino Capo docile e totalmente fedele. Il Cremlino di Putin ha un interesse particolare per le relazioni russo-ebraiche, e a detta di tutti le prendono molto sul serio.

Il giornalista israeliano Anshel Pfeffer, che ha scritto una biografia molto attesa di Netanyahu, fa notare che Putin considera Netanyahu un suo pari, e lo tratta come tale. “Considera l’immigrazione di oltre un milione di ebrei russi in Israele una perdita significativa per la Russia,” mi ha spiegato Pfeffer. In un suo articolo (pubblicato su Haaretz il 12 marzo, ndt), Pfeffer afferma che Putin non ha problemi a mobilitare antisemiti quando condividono i suoi stessi obiettivi.

Infatti, Putin e la narrazione politica del Cremlino hanno sfruttato la questione dell’antisemitismo europeo in numerose occasioni, come quando egli invitò per scherzo gli ebrei a emigrare in Russia se stavano davvero sperimentando l’antisemitismo in Europa.

Inoltre, il presidente russo non ha mai smesso di divertirsi con crudeli evocazioni del ricordo della Seconda Guerra Mondiale, con discorsi e dichiarazioni pubbliche contenenti un continuo flusso di commenti sui fascisti ucraini.

Il risultato delle politiche americane in Medio Oriente degli ultimi anni è servito a creare un’ostile alleanza militare ai confini settentrionali di Israele, con consiglieri militari russi che sono di fatto un cuscinetto tra le forse filoiraniane e le Alture del Golan. La Battaglia Aerea del 10 Febbraio, descritta da alcuni analisti come una mini-guerra, venne presumibilmente fermata solo grazie dall’intervento diretto tramite chiamata per il Primo Ministro Netanyahu da parte del Presidente Putin. Sebbene non sia lui a decidere esattamente chi controlla quale lembo di terra intorno a Israele, egli ha certamente più voce in capitolo di qualunque altra persona al mondo, compresi l’Ayatollah Iraniano e il Presidente Americano. Infine, Putin è superstizioso quando si tratta degli ebrei, ma è anche felice ogni volta che li usa per colpire i suoi nemici.

(Fonte foto: EPA/ALEXEY NIKOLSKY / RIA NOVOSTI / KREMLIN POOL)