Perché tutti odiano George Soros

Mondo

di Ilaria Myr

Detestato dai partiti di destra e dai populisti, aborrito da Trump, Putin e Netanyahu, da Salvini e Grillo. Accusato di “pilotare” l’invasione dei migranti e di “congiurare”
contro le identità nazionali europee, Soros è considerato uno spregiudicato speculatore, leader della lobby globalista che “fa affari sulla pelle della gente”.
Come può un filantropo-finanziere trasformarsi in mostro? Capro espiatorio? Idolo polemico? Un utile bersaglio prêt-à-porter che, guarda caso, è anche ebreo? Alle radici di una demonizzazione

 

Dicembre 2017. «Soros e i suoi miliardi pro clandestini saranno messi al bando: persona (e soldi) indesiderati». Agosto 2018. «Penso che Soros sia una persona assolutamente negativa e che sta finanziando con centinaia di milioni di euro la dissoluzione della civiltà occidentale».
Ottobre 2018. «Se volessi pensare male direi che dietro lo spread di questi giorni c’è una manovra di speculatori alla Soros che puntano al fallimento di un Paese per comprare le aziende sane rimaste, a prezzi di saldo. A nome del governo dico che non torneremo indietro».
Queste sono solo alcune delle dichiarazioni che l’attuale Ministro degli Interni Matteo Salvini ha fatto, in un climax crescente negli ultimi due anni, contro il finanziere e filantropo ebreo oggi 88enne George Soros, fondatore della Open Society Foundations, una rete di fondazioni internazionali che sostengono finanziariamente i gruppi di società civile in tutto il mondo, con l’obiettivo dichiarato di “promuovere la giustizia, l’istruzione, la sanità pubblica e i media indipendenti”. Ispirata al concetto di “società aperta” sviluppato da Karl Popper nel 1975 nel libro The Open Society and Its Enemies, dalla sua fondazione nel 1993 ad oggi l’OSF ha elargito donazioni per oltre 11 miliardi di dollari alle più varie iniziative sociali e civili per ridurre la povertà, favorire la formazione dei giovani più disagiati con borse di studio e università in tutto il mondo. Molto noto il contributo dato alla caduta del comunismo nell’Europa orientale attraverso gli aiuti a Solidarnosc, Sakharov e Carta77; e poi un aiuto decisivo alla Rivoluzione delle Rose in Georgia; generosi finanziamenti ai bambini poveri dello Stato di New York e dell’Africa; la fondazione di organizzazioni non governative per la promozione di democrazia e diritti umani in decine di Paesi totalitari. Soros, però, è noto anche per alcune spregiudicate speculazioni finanziarie fatte fra gli anni ’90 e il 2000, che hanno riguardato la sterlina inglese, la lira italiana, le monete di Malesia e Thailandia e che hanno fatto perdere somme enormi alle rispettive Nazioni.
Inoltre: ha investito milioni nella campagna contro George Bush, di cui condannava la guerra totale al terrorismo, ha finanziato generosamente sia Obama sia Hillary Clinton, ed è un acerrimo nemico di Trump.

Un’ossessione diffusa
Le ragioni per essere bersaglio dell’odio di molti, insomma, non mancherebbero. E Salvini non è l’unico: sono infatti in molti, politici e no, principalmente di destra e dei partiti populisti, a scagliarsi, oramai da anni, contro il finanziere ungherese naturalizzato americano. In Italia anche Beppe Grillo, nel 2017, si era espresso contro il premier Gentiloni per avere ricevuto Soros, “miliardario grazie alle speculazioni sulla pelle dei cittadini”. Ma in prima linea c’è il premier magiaro Viktor Orban, che ha messo in atto una vera e propria guerra contro di lui, accusandolo di essere l’organizzatore delle immigrazioni verso l’Europa e l’Ungheria: una lotta quotidiana continua, fatta sui media e soprattutto con le leggi – una su tutte quella introdotta a giugno 2018 contro i finanziamenti stranieri “all’immigrazione illegale” – che ha l’obiettivo di mettere Soros e la sua fondazione ai margini della società ungherese. Proprio di recente, a fine novembre, ha messo a segno un’altra vittoria importante, spingendo l’Università dell’Europa Centrale, fondata e sostenuta dal miliardario, a lasciare Budapest per trasferirsi a Vienna. C’è poi Vladimir Putin, forse il campione anti-Soros in Europa, che lo utilizza in chiave anti Unione Europea. Ma anche il presidente americano Donald Trump, che attraverso il Washington Post molto vicino al Presidente, non perde occasione di attaccare il padre della Open Society, fra i più importanti finanziatori del partito democratico; e tra i suoi odiatori c’è lo stesso Benjamin Netanyahu, che lo ha accusato “di danneggiare i governi israeliani democraticamente eletti attraverso il finanziamento delle organizzazioni che diffamano lo Stato ebraico”, cioè le Ong che criticano il governo e in alcuni casi appoggiano il boicottaggio di Israele, invise a Netanyahu. Non solo: il premier israeliano accusa anche Soros di favorire l’“infiltrazione” di africani in Israele. Per non parlare del figlio di Bibi, Yair Netanyahu, che aveva fatto scandalo per avere diffuso una caricatura di Soros che tiene il mondo appeso a una canna da pesca… E in effetti basta guardare le sempre più numerose vignette che lo ritraggono per rendersi conto di quanto oggi sia in atto una vera e propria demonizzazione di Soros, identificato come piovra che gestisce il mondo, burattinaio dei politici e, soprattutto, come manovratore delle onde migratorie nei Paesi sviluppati.
Un’ossessione, quella contro Soros, che dagli anni ’90 a oggi è cresciuta, peggiorando. Come ha scritto il figlio, Alexander Soros, a fine ottobre sul New York Times, all’indomani dell’invio di un pacco bomba al padre (e in contemporanea a Barak Obama e Hillary Clinton), tutto è cambiato nel 2016. “Prima – scrive Alexander – il vetriolo che Soros doveva fronteggiare veniva dalle frange estremiste, dai suprematisti bianchi e i nazionalisti che cercavano di minare le fondamenta stesse della democrazia. Ma con la campagna presidenziale di Donald Trump, le cose sono peggiorate. Suprematisti bianchi e antisemiti hanno dato il loro appoggio a Trump”. Nello stesso periodo, in Ungheria, il primo ministro Viktor Orban, lanciava una campagna, con manifesti antisemiti, che accusava Soros di voler inondare l’Ungheria di migranti, arrivando anche – scrive ancora Alexander Soros – a “dipingere la faccia di mio padre sul pavimento dei tram di Budapest, in modo che la gente potesse calpestarlo; tutto per servire l’agenda politica di Mr. Orban”. Per il figlio del magnate, non c’è dubbio: gli attentati dinamitardi di cui è stato oggetto il padre sono figli della “nuova normalità della demonizzazione politica che ci affligge oggi”.
Ma perché Soros è diventato l’orco cattivo? Che cosa attira l’odio dei populisti verso questo miliardario? «La ragione principale è proprio la Open Society Foundations che Soros ha creato : un’organizzazione il cui obiettivo è combattere le discriminazioni nei confronti delle minoranze, favorendo una società aperta, come la immaginava Karl Popper. Ciò si traduce oggi nel supporto alle Ong che aiutano i migranti in fuga, nel finanziamento a progetti di integrazione e multiculturalismo, così come di iniziative contro la discriminazione», spiega a Bet Magazine-Bollettino Elia Rosati, storico contemporaneo, collaboratore e “assistente” della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano, studioso e conoscitore delle destre radicali in Europa. E prosegue: «Sono aspetti, questi, tutti profondamente avversati dai politici e ideologi populisti che vedono in Soros il Male Assoluto, il rappresentante maximo della “lobby globalista” che mira a distruggere le identità nazionali e,
soprattutto il “burattinaio” della “Grande sostituzione” (la teoria sviluppata dal francese Renaud Camus basata sull’esistenza di un progetto che favorisce le immigrazioni in Europa, orchestrato da fantomatiche lobby finanziarie internazionali, aiutate dai partiti di sinistra, vedi Bet Magazine gennaio 2018, ndr)». La diffusione sempre più estesa di queste opinioni è evidente dal numero di governi che si stanno muovendo contro la Open Society, dichiarando illegali i finanziamenti da Ong con capitali stranieri: è successo nell’Ungheria di Orban, ed è al vaglio anche nell’Austria del democristiano Kurtz.

Un antisemitismo sotterraneo
Potente, ricco, rappresentante della finanza americana, finanziatore delle immigrazioni. E per di più ebreo. «Anche se la sua identità ebraica non è l’oggetto principale degli attacchi contro di lui, è comunque un aspetto in più, che striscia sullo sfondo – continua Rosati -: un antisemitismo criptico, non dichiarato, che rimane però forte, pronto a venire fuori». Vuole dire che prima o poi il vaso di Pandora verrà scoperchiato? «Voglio dire che man mano si alzerà l’asticella, come è già avvenuto in questi anni – continua -: nel 2015 Salvini non parlava di Soros, mentre oggi lo fa di continuo». Un’escalation preoccupante, avvenuta in pochi anni, che rischia di peggiorare con le elezioni europee, in maggio, in cui i temi più caldi saranno l’euro e l’immigrazio0ne. E l’antisemitismo, latente, è pronto a saltare fuori. «Il problema, in Italia, è che la comunità ebraica in parte sottovaluta questo pericolo, proveniente dalla destra e dai partiti populisti – continua Rosati -. L’antisemitismo nella classe media sta crescendo, chiunque può comprare all’Esselunga la rivista di CasaPound Il Primato nazionale, con in prima pagina Emanuele Fiano o George Soros (stranamente entrambi ebrei?), mentre Diego Fusaro alla 7 parla senza contradditorio di “Grande sostituzione”, utilizzando argomentazioni cripto-antisemite: questo è lo scenario in cui viviamo, da cui non dobbiamo mai distogliere l’attenzione».