La minaccia iraniana

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Nel quadro della serata di apertura della Campagna di raccolta 2007 del Keren HaYaesod è stata organizzata una Conferenza di grande spessore sul tema: La Minaccia Iraniana, quali prospettive per Israele e l’Europa , moderata da Renato Farina, scrittore, giornalista e già vicedirettore di Libero.
I relatori Daniele Capezzone, della Rosa nel Pugno e Presidente della Commissione Attività produttive della Camera e parte della maggioranza governativa e Luca Volontè, Presidente dei deputati UDC alla Camera e rappresentante dell’opposizione sono pur con accenti diversi e da posizioni politiche diverse attenti alla realtà e alle ragioni dello Stato di Israele. Conosciamo tutti la tradizionale amicizia del Partito Radicale, sottolineamo la posizione di Volontè e di altri UDC che pur nel solco della politica estera del Governo Berlusconi fanno parte di quella importante tradizione democratico cristiana che nel passato non ha espresso nei suoi vertici grandi consensi ad Israele.

Capezzone nei suoi interventi ha sottolineato come l’Europa sia pervasa dallo spirito di Monaco del 1938 nella sua Politica di contenimento alla minaccia iraniana che non è una minaccia unicamente ad Israele ( che non dobbiamo lasciare solo ) ma a tutte le democrazie e all’Occidente e che la Politica dell’ “Appeasement “portò allora e porterà oggi ad incentivare la Politica aggressiva dell’Iran. Ha inoltre sottolineato come se venissero implementate serie ed efficaci misure di isolamento Internazionale e sanzioni all’Iran lo scontro potrebbe essere evitato anche se come estrema ratio non sia da escludere. Ha criticato le posizioni dell’ estrema sinistra ma anche i silenzi dei Riformisti del suo governo sulla Politica nei confronti di Israele.

Ha criticato infine la cosiddetta ed “infelice “definizione di equivicinanza della politica in Medio Oriente da parte del ministro degli affari Esteri D’Alema in quanto non si potrebbe mettere in alcun modo sullo stesso piano la democrazia di Israele con Hamas al cui nuovo Goerno Intini e Craxi hanno già espresso felicitazioni e la possibile ripresa dei finanziamenti ciò a dimostrazione che in termini di promozione della Libertà e della Democrazia soprattutto nella Sinistra si scelga spesso il campo sbagliato.

Volontè ha sottolineato “ l’Ambiguità della Politica Estera “ dell’attuale Governo sui temi dell’Afganistan, Libano, Sudan e più in generale nei confronti dell’estremismo islamico criticando la recente trattativa con i Talebani che ha reso “ l’Italia più vulnerabile “, descrivendo un Governo “ costretto alle trattative altrimenti saltava” . Non sarebbe un caso, secondo Volontè, che i Talebani come Al Qaida che seguono le nostre vicende abbiano rapito un corrispondente di un quotidiano che ha grande influenza sul Governo, sottolineando la “ Politica di Retroguardia “ della sinistra italiana rispetto a quella Francese o Tedesca le quali hanno“ preso le distanze “ dagli estremisti o rispetto alla Politica della fermezza dei Laburisti Inglesi e del Governo Blair di fronte al terrorismo.

Piu’ in generale ha sostenuto l ‘ Assenza e la “ Pavidità “ della Politica Estera Europea,
sostenendo che fintanto che oltre ad un Europa Monetaria non ci sarà anche un’ Europa dei Valori “ Giudaico-Cristiani “ non si dovrebbe tanto festeggiare come in questi giorni ( 50°anniversario dei Trattati di Roma) . Anche in base a questi valori Israele è parte dell’Europa dichiarando : “non capisco perché non si possa in sede europea discutere dell’ingresso di Israele nella UE e della Turchia si “.

A Margine dei lavori abbiamo posto ai due Onorevoli le seguenti domande:

On.Volontè nei suoi interventi ha parlato di un problema politico dell’Europa nell’approccio nei confronti di Israele, non trova che sia anche un problema culturale e cosa si può fare per modificare questa impostazione?

E’ chiaro che il problema politico discende da un problema culturale e quindi di schemi e categorie soprattutto presenti nella Sinistra Europa dal 68 in poi. Oggi i giovani di allora sono la classe Dirigente in Europa e negli Stati Europei ed è per questo ad esempio che viene impedito ad un Ambasciatore Israeliano di visitare un’Università italiana. Come vede torniamo sempre all’Europa e la necessità di riconoscersi in una serie di valori.

On. Capezzone, Israele oggi in termini di interscambio, riforme strutturali e rapporti deficit/Pil è in linea con i Paesi UE , cosa impedisce che si discuta del suo ingresso?

Israele non è solo quello che ha detto lei, ma ha saputo declinare e incarna la Libertà e la Democrazia meglio di molti altri e sarebbe una punta di diamante per l’Europa. L’ingresso di Israele poi risolverebbe i problemi di sicurezza perché i suoi nemici si troverebbero a confrontarsi con un’ Unione di 500 milioni di persone. Il problema però non è tanto e solo del singolo cittadino quanto della timidezza e della mancaza di coraggio delle nostre classi dirigenti.