Asterix compie 35 anni

Mondo

Asterix compie 35 anni. Un ebreo dell’Europa dell’Est franco-americano-argentino e un gallo-romano figlio di un emigrante italiano reinventano così, su un terrazzino a Bobigny, la tradizione gallica più appassionante, più divertente e più caustica che ci sia. Bel colpo dopo vent’anni di sogni nel cassetto e otto di amicizia e speranze condivise!

L’estate 1959 è piuttosto afosa. Il modesto edificio di Bobigny è soffocante.

Piazzati sul terrazzino, di fronte ai maestosi alberi verdeggianti che nascondono il vasto cimitero di Pantin, René e Albert “fumano” in tutti i sensi.

I portacenere sono eternamente pieni, i bicchieri di pastis eternamente vuoti.

I due amici, cicca all’angolo della bocca, ridacchiano per una qualche idea bislacca, delirante o volgare, sopraggiunta ad attenuare per pochi istanti la tensione. Intanto Sylvie, una bimba di tre anni, s’infila tra le gambe di René, poi si aggrappa a quelle di suo padre e pilucca un’oliva, partecipando con ciò, inconsapevolmente, alla riflessione più proficua della storia del fumetto contemporaneo.

«Rifacciamo una cronologia storica: dammi le grandi fasi della nostra storia» chiede René. L’idea era stata già adottata per certe loro vecchie vignette.

Coscienzioso com’è, ridarella a parte, Albert attacca col paleolitico. Ma… paleolitico uno, paleolitico due, per mancanza di acquirenti l’uomo delle caverne non viene aggiudicato. Posando il bicchiere di pastis sul tavolo, il disegnatore fa: «E poi vennero i galli…»L’altro lo blocca al volo con una sfilza di battute sull’epoca gallica: l’idea c’é, forse… Le mani si mettono in movimento, le parole si accavallano, le sigarette vengono spente per poter prendere degli appunti.

In fatto di Storia dei galli, la cultura dei due è pari a quella del francese medio: Vercingetorix, mitico capo dai capelli lunghi e biondi e i baffi, si arrende un giorno a Giulio Cesare. Tutto qui. Ma i due vogliono concedersi il lusso di riscrivere la Storia: tentazione irresistibile per dei comuni mortali.

E allora… no, nel 50 a.C. Cesare non conquista proprio tutta la Gallia: a resistere ancora e sempre all’invasore c’è un piccolo villaggio popolato da cuginetti di Vercingetorix, i cui nomi difatti finiscono in “ix”: stravolta a dovere l’ortografia francese, il dizionario Goscinny-Uderzo ha dalla sua la forza dell’evidenza. L’esplosiva scintilla che scaturirà dalle loro strisce parte tutta da questa trovata iniziale: un villaggio di irriducibili, assolutamente verosimile, nato dalla fantasia di due sensibili fumettisti e inguaribili sognatori.

I primi nomi attribuiti ai personaggi sono oggetto di nuove spiritosaggini : Asterix, Obelix, Abraracourcix, Assurancetourix… René è un vulcano di idee. I personaggi principali avranno nomi che cominciano per “A”, nel rispetto dell’ordine alfabetix… ehm… alfabetico.

L’oroscopo di agosto di Renè e Albert dev’essere stato ben carico di promesse, in quel 1959! Nemici giurati dei galli saranno i Romani, trattati da zimbelli e costretti a subire con fatalismo la loro incapacità di sconfiggere l’ultima sacca di resistenza gallica.

Una breve riflessione e René conclude che i loro nomi finiscano in “us”, la qual cosa riserverà la sorpresa di non pochi gustosi patronimici. Ma come fa il villaggio a contrapporsi alle legioni romane, numerose e ben fornite di armi come sono? È la genialità di Albert a fornire in tutta naturalezza la soluzione del problema: una pozione magica messa a punto, anzi… cotta a puntino, dal druido del villaggio, il saggio, il sapiente, l’onnisciente Panoramix.

A neanche quindici anni dalla fine della guerra, mentre Charles de Gaulle, eroe della resistenza e simbolo dell’orgoglio gallico, torna da vincitore alla guida del suo Pese, la creazione di Asterix, superando gli angusti limiti del racconto a fumetti, è in perfetta sintonia coi tempi. I primi schizzi dei personaggi inventati dal disegnatore offrono, con taglio umoristico, una versione divertente e coerente dei guerrieri gallici.

Asterix dev’essere un “piccoletto” dal fisico poco invidiabile, un tipo volutamente studiato in modo che gli si possano facilmente attribuire le caratteristiche del temperamento gallico: è infatti brontolone, testardo, rissoso e buontempone.

Fin dalle prime tavole emerge un altro personaggio: è alto, ha un bel pancione, porta menhir sulla schiene e ha un’ascia alla cintola, ha l’aria placida e gioviale. Questa “spalla”, che René adotterà con convinzione solo alla seconda avventura, si chiama Obelix.

La configurazione dei ruoli e dei tratti del carattere si precisa meglio in breve tempo e nelle storie seguenti Asterix diventa un eroe senza macchia e senza paura, il cui unico handicap è costituito dal fisico mingherlino; Obelix, con la sua aria pacioccona, riassume su di sé un’infinità di difetti franco-gallici coi fiocchi: è ingordo, attaccabrighe, permaloso, irascibile, intemperante.

Bernard de Choisy, (da “Asterix: Questo si che è un anniversario”, Mondadori editore)