Limmud Italia, esito positivo e uno sguardo al futuro

Italia

di Ilaria Ester Ramazzotti

limmud finaleFIRENZE – “Lo scopo principale di Limmud è di aiutare ogni ebreo a costruire la sua propria identità, nelle sue molte sfaccettature e sfumature nei confronti delle quali siamo aperti e accettanti, convinti che la specificità ebraica sia un valore, forse più difficile da conquistare nella diaspora ma proprio per questo meritevole dei nostri sforzi – ha detto il co-chair di Limmud Italia Sandro Servi –. Ci sembra di aver fatto qualcosa di buono”.

Un esito soddisfacente e nuove aspettative hanno contraddistinto il Limmud Italia conclusosi a Firenze lo scorso primo giugno, dopo quaranta sessioni di studio a tema ebraico rivolte a centotrenta partecipanti. Fra gli obiettivi futuri il comitato organizzativo annovera un rinnovato invito ai rabbini, questa volta assenti, e una maggiore partecipazione dei giovani nell’organizzazione in vista della terza edizione.

“Se vogliamo che Limmud prosegua dobbiamo allargare il numero degli organizzatori – ha proseguito – e l’organizzazione di questo evento può essere per i giovani un’esperienza molto importante” e formativa, ma da noi “il numero di giovani volontari non raggiunge quello degli altri Limmud del mondo”. Limmud Italia, nato sulla scia dell’esperienza educativa partita negli anni Ottanta in Inghilterra e poi diffusasi in cinquanta Paesi, si basa sul principio per cui hanno qualcosa da imparare e qualcosa da insegnare, coinvolgendo ebrei di ogni età, istruzione o appartenenza.

“Abbiamo da poco celebrato Shavuot, la festa del dono della Torà  – ha sottolineato Sandro Servi – e c’è una caratteristica legata al dono che caratterizza Shavuot come l’evento più importante e singolare della storia ebraica: il dono della Torà è irreversibile perché trasforma il popolo ebraico in un regno di sacerdoti e in una nazione consacrata. Un evento da cui non si torna indietro. Sul monte Sinai furono consegnati i dieci comandamenti e, come spiega il rabbino Adin Steinsaltz, costituiscono un patto unico che lega il popolo ebraico al Signore”. “I precetti non costituiscono solo una legislazione che regola la vita di una società”, ma danno “al popolo ebraico una particolare responsabilità da cui discendono molte conseguenze fra cui l’impegno educativo verso noi stessi e verso gli altri”.

Un impegno “all’educazione permanente” che invita i partecipanti in un ambiente informale e amichevole e per cui “tutti i limmudnikim sono volontari, contribuiscono all’organizzazione degli eventi, si sentono personalmente coinvolti, persuasi che “non basta parlare con saggezza, ma bisogna parlare con rispetto – si legge nella presentazione dell’evento -. “Nel piccolo e un po’ utopico mondo di Limmud sono eliminati i posti riservati, i saluti delle autorità e i tappeti rossi – prosegue la presentazione con un tocco ironia -. Sono aboliti i titoli accademici, i titoli cavallereschi, i titoli nobiliari, i titoli ecclesiastici. La gente è felice di farsi chiamare per nome, è animata da sincera ahavat Israel, amore per il fratello ebreo e, più genericamente, anche da un certo quale affetto per gli esseri umani”.

Le sessioni di studio della seconda giornata
Le danze di Israele condotte da Nancy Lippman, co-chair di Limmud Italia, ma anche il film Zero Motivation di Talia Lavie, e poi le riflessioni a sfondo religioso proposte da Gadi Piperno Corcos, Halord Zwier e Salvatore Rizzo. Così si è aperta la seconda giornata del Limmud fiorentino, caratterizzata anche dalla lezione di Elena Lea Bartolini su Regina Jonas, la prima ‘rabbina’ europea, dalla conferenza a tema storico di Walter Rossi e dall’intervento del direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale a proposito di informazione ebraica e raccolta dell’otto per mille in Italia. Argomenti e temi che contraddistinguono e a volte diversificano l’identità e le esperienze ebraiche storiche e attuali.