La strada per Roma

Italia

 

I temi del prossimo Congresso Ucei.

Gli ebrei milanesi hanno scelto i propri delegati al Congresso Ucei. Una compagine agguerrita

Affluenza bassa ma prevedibile, dato che il voto per i delegati al Congresso dell’Unione era disgiunto – evento raro – da quello per le elezioni comunitarie, senz’altro più sentite. Domenica 7 novembre infatti, solo il 19,1 per cento degli iscritti alle liste elettorali si è recato a votare. Due le liste, quattordici i candidati, undici i delegati da eleggere, era ovvio che solo tre non avrebbero “vinto”.
Vanno quindi al Congresso di Roma:
1. Giorgio Mortara (530)
2. Giorgio Sacerdoti (526)
3. Walker Alfonso Meghnagi (506)
4. Daniela Zippel Mevorah (478)
5. Daniele Nahum (467)
6. Annie Sacerdoti (419)
7. Habib (Milo) Hasbani Kermanchahi (413)
8. Roberto Liscia (413)
9. Sara Modena (407)
10. Marco Ottolenghi (405)
11. Daniele Cohen (380)

Si aggiungono ai sette delegati dal Consiglio della Comunità (Cobi Benatoff, Roberto Jarach, Avram Hason, Simone Mortara, Guido Osimo, Emanuele Cohenca e Raffaele Turiel) e ai due milanesi che partecipano di diritto in quanto consiglieri uscenti, e cioè Yoram Ortona e Riccardo Hoffman.
Proprio a Hofmann il Bollettino ha chiesto un commento in vista del Congresso Ucei, sul cui tavolo sono poste questioni di rilevante interesse per il futuro dell’ebraismo italiano.

“Abbiamo da poco avuto i risultati delle elezioni dei delegati che si aggiungono ai sette nominati dal Consiglio per formare il gruppo ‘milanese’ al Congresso UCEI che si svolge in questi giorni. In questi ultimi mesi ho cercato, con il collega Yoram Ortona, di sensibilizzare la Comunità di Milano sull’importanza di porre le questioni nazionali al centro del dibattito, a partire dalla risorsa dell’Otto per mille. Sono temi a volte poco conosciuti al grande pubblico, come i servizi dell’Unione. L’obiettivo era quello di cercare un minimo comun denominatore della nostra presenza e al tempo stesso di sensibilizzare l’Unione e Roma sul contributo in termini di competenze e di idee che Milano può e deve dare all’ebraismo italiano. Questo contributo deve tradursi anche, ma non solo, in una presenza qualificata, negli organi dell’Unione, della seconda Comunità d’Italia e nel decentramento di alcune attività sul territorio.
C’è poi da intensificare il rapporto con le cosidette piccole Comunità, tradizionalmente vicine a noi sia geograficamente che culturalmente e il cui futuro è oggettivamente a rischio per questioni demografiche.
Tutto questo implica l’apertura di un dialogo franco e costruttivo con Roma (e non un anacronistico scontro) e con le altre Comunità sulle competenze che Milano può mettere a disposizione dell’ebraismo italiano.
Sottolineo che le diverse sensibilità culturali e religiose e le diverse Edot di cui si compone la nostra Comunità sono e devono essere considerate una risorsa sia per noi sia per l’Unione.
Il Congresso avrà il compito di discutere i risultati della Giunta uscente, la Riforma dello Statuto e di disegnare il futuro dell’azione dell’ebraismo italiano per i prossimi quattro anni, per rispondere alle sfide e ai problemi che abbiamo di fronte. Che sono molti: la costante e progressiva diminuzione demografica, che necessita una politica di ampio respiro, i temi dell’educazione ebraica e della trasmissione dell’identità, la valorizzazione del ruolo del Rabbinato, le politiche per i giovani, le politiche sociali e culturali, la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico, i rapporti internazionali.
Il mio personale auspicio è che la discussione sulla Riforma tenga conto anche di tutte le questioni sopra elencate e che non sia solo una discussione tecnico-formale (peraltro necessaria). Il futuro della nostra Comunità è a rischio, ma anche il futuro dell’ebraismo italiano è a rischio. È necessario oggi più che mai avere una visione del futuro, ricomporre le divisioni nel rispetto delle diverse sensibilità, implementare azioni chiare e condivise per dare una concreta opportunità ai giovani e alle prossime generazioni di poter godere una vita ebraica in Italia che oggi deve essere sempre più connessa con il resto d’Europa”.