Il cantiere del Memoriale della Shoah alla Stazione Centrale di Milano [foto Ester Moscati]

Al Memoriale della Shoah, le voci e i suoni della deportazione

Italia

di Ester Moscati

Il freddo è forse lo stesso che c’era in quel mattino del 30 gennaio 1944, quando il primo convoglio blindato, destinazione Auschwitz, partì da questi sotterranei. Ma oggi non abbiamo paura, non siamo smarriti e increduli, abbiamo vestiti caldi e “visi amici” intorno a noi. I volti di tanti cittadini milanesi venuti ad ascoltare. Per capire, per ricordare.

Al tavolo siedono le autorità, il sindaco Pisapia, il governatore Formigoni, il presidente della Provincia Podestà. C’è il vertice della Fondazione per il Memoriale della Shoah di Milano, Ferruccio De Bortoli  e Roberto Jarach, che oggi hanno aperto al pubblico per questo incontro il cantiere, suggestivo e inquietante già nella struttura in fieri. E c’è Liliana Picciotto, storica della Fondazione CDEC, che questo luogo – con Marcello Pezzetti – ha riscoperto e portato alla luce, come ha raccontato a Mosaico. Presenta il nuovo sito che porta on line tutti i nomi dei deportati dall’Italia.

In fondo alla galleria, dietro al tavolo, scorrono le immagini del film Memoria, di Ruggero Gabbai. Si vedono le inquadrature della Stazione Centrale, poi i campi, Auschwitz, le baracche. I Testimoni.

E gli occhi della gente passano da quelle immagini al volto di Liliana Segre, che siede oggi qui, in prima fila, accanto a Goti Bauer. Due donne forti, unite dal destino di sopravvissute, molto diverse tra loro. Liliana ha il volto teso, si intuiscono i pensieri. Quando prenderà la parola per aprire il reading di testi e testimonianze sulla Shoah, racconterà della deportazione dei suoi nonni, anziani, lui gravemente toccato dal Parkinson: “il volto tumefatto per essere stato picchiato da un soldato tedesco, perché tremava”. È la rabbia che si mescola al dolore. Goti Bauer è una donna dolcissima e sorridente. Quello che ha passato lo dice un’ombra fugace negli occhi, come una cortina dietro alla quale si percepisce un tumulto. È come se fosse lei a fare coraggio agli altri; si esce sempre, da un incontro con lei, un po’ più sereni, nonostante tutto. Se Goti sorride, possiamo, dobbiamo, farlo tutti.

Le autorità parlano, un po’ di retorica, un po’ di sincera emozione. La cosa importante, oggi è riaffermare la volontà di terminare i lavori di questo Memoriale. Il progetto – dell’architetto Guido Morpurgo – promette un luogo di vita, di studio, di meditazione. Qualcosa di molto diverso da un museo. Qualcosa di cui la città ha tanto bisogno, per combattere l’indifferenza contro le tragedie dei deboli, l’intolleranza per le diversità dei nuovi migranti, l’ignoranza del passato che può davvero condannarci a ripeterlo.

Passano i treni sopra le gallerie del Memoriale, tutto sembra vibrare, le voci si alzano e la suggestione è forte. “È il luogo originale”, dice De Bortoli. “Questi sono i rumori che sentivano i deportati”, questo è il punto di partenza di ebrei e prigionieri politici destinati ai campi di sterminio e di lavoro.

Per Giuliano Pisapia è la prima celebrazione del Giorno della Memoria da Sindaco di Milano. “Diamo ormai per scontato quello che è successo, come fosse normale. Ma è stato tremendo. Stando qui si capisce il terrore, l’angoscia che devono aver provato queste persone”, ha sottolineato, assicurando l’impegno del Comune a fare tutto quanto possibile e anche di più per dare a Milano, in tempi ragionevoli, questo Memoriale. “Che deve essere qualcosa di vivo, che serva per il futuro”. II Comune di Milano ha accettato di intitolare il largo su cui si affaccia il Memoriale al banchiere filantropo Edmond Jacob Safra.

Il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, si è rivolto ai milanesi affinché partecipino alla raccolta fondi per portare a termine i lavori “perché questo Memoriale non può essere affidato solo alla generosità di pochi e alle istituzioni”, mentre il governatore Formigoni ha garantito “pieno sostegno da parte di Regione Lombardia alla costruzione di un luogo a perenne memoria” dello sterminio.

“Questo vuole essere un laboratorio per sviluppare i principi della convivenza civile”, ha detto il vicepresidente della Fondazione per il Memoriale della Shoah Roberto Jarach che ha definito “vincente” la scelta fatta quattro anni fa “di partire con i lavori pur non avendo tutti i fondi già a disposizione”.

Il recupero del sotterraneo, le gallerie, lo scheletro di quella che sarà la biblioteca di 45 mila volumi, la base circolare della stanza di meditazione ci sono già, si intuisce la straordinaria portata di questo luogo. Per tutti i cittadini, per i viaggiatori che potranno sostare e capire. Per gli studenti.

“30.01.1944 Milano-Auschwitz” si legge sulla targa interrata su una delle banchine tra i binari, sotto quello che sarà il Muro dei Nomi: è la prima targa commemorativa dei convogli partiti dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano in direzione dei campi di concentramento. La prima di 20 targhe che ricorderanno tutti i convogli di deportati partiti dalla Stazione di cui si hanno finora notizie.

Dopo la posa della targa, ha inizio il reading di brani letterari sulla deportazione e sul genocidio, aperto da Liliana Segre che su quel treno del 30 gennaio 1944 fu deportata.

Sono tantissimi, decine e decine, quelli che si sono presentati a leggere, a commentare: dagli esponenti politici, ai registi Andrée Ruth Shammah, Ruggero Gabbai e Miriam Camerini, dal cantautore Roberto Vecchioni, a Massimiliano Pelan e Niccolò Agliardi, dagli attori Leonardo Manera, Flavio Oreglio, Anna Nogara, Elia Schilton, ai giornalisti Gad Lerner, Daniela Di Pace, ai presidenti di ANPI, Smuraglia, e ANED, Dario Venegoni. E tanti, tanti giovani del liceo Manzoni e non solo.

Le parole di Primo Levi, Etty Hillesum, Teo Ducci, don Andrea Gallo, David Grossman, Zvi Kolitz, Elie Wiesel, Franz Josef Muller della “Rosa Bianca”, Mark Edelman e di molti altri, autori e testimoni, sono risuonate tra le rampe e le colonne di cemento, nel freddo che entrava nelle ossa in uno spazio che – speriamo presto – le raccoglierà negli scaffali della biblioteca, le ripeterà nei video, darà loro un futuro e un valore, per sempre, per tutti.

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