A Teramo invitato e poi contestato il negazionista Faurisson

Italia

Il rettore dell’Università di Teramo, dopo l’allarme lanciato dal centro Wiesenthal e dall’Unione delle comunità ebraiche italiane, ha chiuso il campus delle facoltà giuridiche nel giorno, il 18 maggio, in cui il negazionista francese Robert Faurisson avrebbe dovuto tenere una conferenza nell’ateneo abruzzese su invito del professor Claudio Moffa che, nel suo variegato percorso, è stato anche militante di Rifondazione comunista.
«È una determinazione che non avrei mai voluto prendere», spiega il rettore Mauro Mattioli: «Ma, purtroppo, questa è l’unica soluzione per prevenire situazioni a rischio per i nostri studenti e per il personale». Faurisson, comunque non demorde: dopo essere apparso in un video messaggio trasmesso il 17 aprile su iniziativa di Moffa, il 18 maggio si è presentato in una sala di un hotel di Teramo dove non ha però tenuto la sua conferenza per l’intervento di esponenti della Comunità di Roma che lo hanno contestato. Faurisson è così ripartito per la Francia.
Cosa è avvenuto nell’ateneo teramano lo spiegano 350 docenti universitari di tutta Italia che hanno firmato un appello contro Faurisson: «Un ex professore di letteratura francese presso l’Università di Lione e quindi non uno storico».

Si legge, dunque nel documento che ha fatto il giro di tutte le università italiane: «Il master “Enrico Mattei in Medio Oriente”, coordinato dal professor Claudio Moffa,… è diventato da tempo una tribuna dove si spaccia per legittima critica alla politica dello Stato di Israele la negazione della Shoah. Dove si attribuisce ai negatori dell’Olocausto, lo statuto di storici. Dove si consigliano ai corsisti iscritti al master stesso le opere di Carlo Mattogno, autore di testi in cui si mette in dubbio l’uso criminale delle camere a gas di Auschwitz». E Faurisson? Il professore francese viene definito «noto propugnatore delle tesi che negano lo sterminio degli ebrei d’Europa per mano dei nazisti e delle forze collaborazioniste».
Il direttore del Centro Wiesenthal, Shimon Samuels, insieme a Giovanni De Martis e a Giovanni Costantini dell’Istituto italiano per gli studi storici sull’Olocausto hanno scritto un appello al ministro Emma Bonino. E nel governo si è mosso anche Fabio Mussi, ministro per la Ricerca e l’Università: la presenza di Faurisson a Teramo «offende la memoria delle vittime dei campi di sterminio e il sentimento democratico del nostro Paese».