Ucciso Samir Kuntar, efferato criminale. Hezbollah contro Israele

Israele

di Roberto Zadik

samir-kuntarLa notizia in poche ore ha già fatto il giro del web e fra sabato e domenica è piombata sui principali media italiani e internazionali. Uno dei primi a diffonderla è stato il sito israeliano “Ynet news” che ha diramato la notizia dell’uccisione del capo dei temibili Hezbollah, Samir Kuntar 53 anni, libanese druso ex militante dell’OLP, avvenuta sabato sera, il 19 dicembre, verso le 22 quando alcuni aerei hanno colpito un palazzo residenziale nella città siriana di Jaramana nelle vicinanze della capitale Damasco.

Kuntar è stato un efferato terrorista e criminale responsabile della strage della famiglia Haran e dell’assassinio di un poliziotto israeliano nel tremendo attacco di Nahariya del 1979 quando egli aveva solo 17 anni  e di tanti altri gravi fatti di sangue. Secondo Ynet assieme a Kuntar durante l’attacco sarebbero stati uccisi otto altri leader terroristici come Farhan  Al Shaalan, un altro minaccioso personaggio che aveva pianificato diversi attacchi terroristici nella parte siriana delle Alture del Golan. Subito la Siria ha incolpato Israele dell’accaduto e accalorate reazioni riguardo all’accaduto non sono certo mancate. Il governo di Assad ha condannato “questo gesto terroristico che ha portato alla morte numerosi civili innocenti, incluso il guerriero Samir Kuntar”.

Sempre il media ufficiale Hezbollah “Al Manar” e il sito Ynet hanno dato la notizia che Kuntar è stato seppellito lunedì nel cimitero sciita di Dahiya, un sobborgo nella zona a sud di Beirut e il partito Hezbollah che ne compiange la scomparsa ha aperto una sala per il lutto per ricevere i partecipanti.

Lo Stato ebraico ha appreso della morte di Kuntar sottolineando che egli stava preparando attacchi in Siria senza però confermare la propria responsabilità. Al Manar invece è convinto che la colpa sia di Israele e secondo questa testata, due jet dell’aviazione israeliana avrebbero violato lo spazio aereo siriano lanciando missili a lunga gittata per distruggere il sesto piano del palazzo dove risiedeva Kuntar distruggendolo e causando ingenti danni alle strutture circostanti.

Il quotidiano ha sottolineato che Jaramama è stata il centro di molti scontri con le forze ribelli che hanno combattuto per rovesciare il regime di Bashar Assad. In tema di network e di media del mondo arabo varie sono state  le reazioni e i commenti. Ad esempio la televisione libanese “Al Mayadeen” ha detto che Kuntar viveva nell’edificio da più di un anno mentre Alikhbaria, uno dei media del regime di Asad ha riportato che importanti autorità stanno esaminando i resti dei missili esplosi sullo stabile per determinare il loro effettivo potenziale distruttivo. Su twitter, sabato sera, il fratello di Kuntar ha confermato la sua more scrivendo “con orgoglio annunciamo la morte del martire e comandante jihadista Samir Kuntar. Siamo fieri di unirci alle fila delle famiglie dei martiri dopo 30 anni che aspettiamo fra quelle dei prigionieri.”
Le autorità siriane e in particolare il ministro Al Zubi ha detto che la Siria sta compiendo accertamenti per stabilire le responsabilità ma ha puntato già il dito accusatore contro Israele.

Il sito Ynet poi ha riassunto il personaggio di Kuntar ricordando alcuni gravi episodi da lui compiuti.  Nel 1979 a soli 16 anni egli si era infiltrato in Israele a bordo di una barca rubata dal Libano assieme ad altri tre terroristi dell’OLP (Fronte del la Liberazione della Palestina). Poco dopo i quattro terroristi arrivarono a Nahariya e uccisero l’ufficiale Eliahu Shahar irrompendo nell’appartamento della famiglia Haran. Lì rapirono  il padre, Danny Haran e la sua figlia di quattro anni Einat mentre la moglie Smadar riuscì, nonostante il panico, a nascondere Yae l’altra figlia di due anni. Un episodio terribile che si concluse con un violento scontro fra polizia e terroristi dove tutta la famiglia Haran venne massacrata. Kuntar uccise a colpi di arma da fuoco Danny e spaccò sulla testa della moglie Smadar col fucile uccidendo anche lei. La bambina, Yael morì accidentalmente mentre sua madre stava cercando di farla smettere di piangere.

Sucessivamente, Kuntar, venne condannato a 30 anni di carcere, risultando come la persona incarcerata per il periodo di tempo più lungo e venne rilasciato nel 2008 in seguito alle trattative fra Israele e gli Hezbollah. Kuntar venne accolto trionfalmente una volta tornato in Libano e il presidente siriano Assad gli ha consegnato la medaglia d’oro. Egli si è unito poi a Hezbollah facendo una rapida carriera specialmente durante la guerra civile in Siria a sostegno delle forze presidenziali. Negli ultimi anni, pur apparendo raramente nei media, egli è stato sempre molto attivo giocando un ruolo centrale negli Hezbollah e negli sforzi iraniani di realizzare potenti infrastrutture terroristiche nelle Alture del Golan in modo da sferrare pericolosi attacchi contro Israele. In una intervista recente, Kuntar, ferocemente antisemita e anti israeliano aveva minacciato lo Stato ebraico dicendo “Israele aiuta molto i suoi militanti ma non dovrebbero essere felici di questo perché pagheranno un prezzo molto alto per questo”. L’uomo è stato più volte segnalato dalle autorità internazionali per la propria pericolosità inserito nella lista nera del terrorismo statunitense lo scorso settembre. Sulla notizia del suo assassinio Israele non si è espresso, nonostante le ripetute accuse dei media arabi anche se il premier Nethanyahu nei mesi scorsi aveva confermato che per la prima volta Israele stava svolgendo operazioni militari in Siria sottolineando che esse “servono per impedire alla nazione di diventare un avamposto contro Israele e un ulteriore punto dove anche l’Iran potrebbe sferrare attacchi contro di noi” . Se fosse davvero stato Israele a uccidere Kuntar sarebbe la prima volta in assoluto che lo Stato ebraico  fa una cosa del genere da quando la Russia ha cominciato il suo intervento nella zona a sostegno di Assad. A questo proposito il Ministro Moshe Yaalon ha detto che la Russia e Israele stanno lavorando per mettere a punto un sistema di comunicazione “per prevenire eventuali fraintendimenti”.