Il 16 maggio la Israel Cycling Academy ripercorrerà i passi di Gino Bartali che salvarono 800 ebrei

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di Ilaria Ester Ramazzotti

 

Non tutti sanno che non fu solo un mito del ciclismo degli anni passati. Alla memoria di Gino Bartali, classe 1914, sono state invece conferite la Medaglia d’oro al valore civile dal Presidente della Repubblica Ciampi nel 2006 e l’onorificenza di Giusto fra le Nazioni dallo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Israele, nel 2013.

Le motivazioni sono legate alle azioni meritorie che svolse durante il secondo conflitto mondiale. Atleta instancabile e dal cuore intrepido, detto Ginettaccio, Bartali salvò 800 ebrei dalla persecuzione nazifascista trasportando da Assisi a Firenze documenti falsi che garantirono loro una nuova e sicura identità. Le sue gesta, compiute sempre a cavallo della sua bicicletta, saranno celebrate dalla prima squadra professionistica israeliana di ciclismo Israel Cycling Academy ripercorrendo i 185 chilometri che separano le due città, secondo la già annunciata iniziativa messa in agenda il prossimo 16 maggio. L’appuntamento coincide con la vigilia della tappa del Giro d’Italia che partirà da Ponte a Ema, città natale del campione delle due ruote.

«Mio nonno è stato uno dei primissimi ricercatori dello Yad Vashem – ha detto a Il Messaggero Ran Margaliot, team manager della squadra israeliana -. Da lui ho appreso che non bisogna dimenticare i torti subiti, ma al tempo stesso che bisogna dare evidenza alle azioni meritorie».

E molto fu il merito di Bartali. Andata e ritorno ogni volta in un sol giorno, fra gli anni 1943 e 1944 percorreva con regolarità il tragitto fra Firenze e Assisi, dove era attiva una tipografia clandestina. Gli stampati che il ciclista trasportava venivano poi recapitati al vescovo di Firenze Elia Angelo Dalla Costa che, con il rabbino della città Nathan Cassuto, collaborò alla salvezza e all’espatrio dei perseguitati e alla Resistenza.

Quei salvifici falsi documenti non furono mai scoperti, nemmeno nel corso di un arresto e di una perquisizione che Bartali subì a Firenze nel 1943. Lui stesso non rivelò mai il prezioso segreto che nascondeva nella canna sotto la sua sella, convinto che “il bene si fa, ma non si dice”, come hanno ricordato i suoi discendenti.

Ma al di là della sua radicata discrezione e dopo oltre 70 anni da quei fatti, sarà una squadra di ciclisti israeliani a riportare Ginettaccio lungo le strade più pericolose che abbia mai percorso. Alla luce delle medaglie che ricevette solo dopo la sua morte e delle vite che salvò, a rischio della sua, ancora una volta la sua pedalata risuonerà sulle colline fra Umbria e Toscana.