Il silenzio colpevole sulla morte di una madre

Taccuino

di Paolo Salom

Oggi vi parlerei del silenzio. Il silenzio che circonda il brutale assassinio di una madre israeliana da parte di un adolescente palestinese. Un quindicenne che si è introdotto in casa della sua vittima, a Othniel, poco a sud di Hebron, e l’ha accoltellata senza pietà di fronte ai figli. Il ragazzo è stato arrestato dopo pochi giorni in un villaggio a non più di tre chilometri dal luogo dell’assassinio. La storia è questa. Uguale a tante altre. Il giovane arabo, un quindicenne, non aveva alcun motivo personale per fare ciò che ha fatto se non l’odio che ha assorbito sin dalla nascita nel suo ambiente, nel suo piccolo universo in guerra perpetua. Lecito attendersi una condanna di qualche tipo dalla cosiddetta “società civile”?

Ecco il silenzio di cui volevo parlarvi. Lo so che non siete sorpresi. Nessuno si è meravigliato dell’assenza di qualunque tipo di commento da parte del lontano Occidente. Come se non fosse accaduto nulla. Come se Dafna Meir, questa il nome della giovane donna che ha avuto la freddezza, il coraggio e la generosità di combattere fino all’ultimo con il suo assassino per proteggere i figli,  non fosse mai esistita, come se non avesse mai fatto parte di questo nostro mondo, con i suoi sacrifici, le sue ansie, i suoi desideri per sé, come essere umano, e per i figli e il marito come madre e moglie.

Ricordo ben altre sollevazioni mediatiche e politiche per perdite umane in diversi luoghi del Medio Oriente e non solo. E mi chiedo: come possiamo definire questo strabismo insopportabile che abbassa fino a zero il grado di empatia per un popolo che ci è vicino (non solo a noi ebrei), che è parte integrante della civiltà occidentale?  Israele, gli israeliani non sono marziani, non sono strani esseri che non meritano il nostro interesse. La nostra solidarietà. La nostra vicinanza. E per nostro, lo ripeto ancora una volta, non intendo soltanto di noi ebrei. Intendo di tutti: il lontano Occidente deve capirlo, il suo futuro si gioca anche in un piccolo Paese che si chiama Israele e sta di poco al di fuori dei suoi confini geografici