Teheran, discorsi di odio alla Conferenza sull’Intifada

Mondo

di Nathan Greppi

L'ayatollah Ali Kamenei alla conferenza sulla questione palestinese
L’ayatollah Ali Khamenei alla conferenza sulla questione palestinese

Venerdì 10 Marzo l’ex-deputato Daniele Capezzone ha pubblicato sul suo blog la traduzione di un report dell’agenzia israeliana relativa alla Sesta Conferenza internazionale sull’Intifada Palestinese, tenutasi a Teheran dal 21 al 22 febbraio. L’autore, Raz Zimmt, ha rivelato come tale evento abbia dato agli iraniani un’occasione per istigare l’odio e la violenza.

Alla conferenza hanno partecipato circa 700 delegati provenienti da oltre 80 paesi; tra questi, erano presenti numerosi parlamentari siriani, libanesi, iracheni, portavoce di molti paesi africani, un portavoce del governo nordcoreano, e il vicepresidente del parlamento russo. A questi si sono aggiunti anche diversi rappresentanti di organizzazioni terroristiche quali Hamas, Hezbollah e la Jihad Islamica Palestinese.  

Poco prima dell’inizio Kazem Jalali, portavoce della conferenza, ha spiegato che la conferenza serve per denunciare quella che secondo lui è una disattenzione del mondo islamico rispetto alla questione palestinese, che in seguito ai conflitti che hanno percosso la regione negli ultimi anni ha smesso di essere la prima priorità nell’agenda dei paesi arabi. Per Jalali, invece, tale questione dovrebbe servire a unire tutti i musulmani nella lotta contro il “regime sionista.”

Tra gli interventi dei rappresentanti palestinesi e di Hezbollah, si sono distinti in particolare: Ramadan Abdallah Shalah, capo della Jihad Islamica, il quale ha elogiato la “resistenza” di Gaza, e ha accusato l’Autorità Palestinese di lavorare per Israele, aggiungendo che essa non rappresenta veramente i palestinesi; Osama Hamdan, responsabile delle relazioni esterne di Hamas, che durante la cerimonia di chiusura ha chiesto un’escalation della “resistenza” e di fornire armi e mezzi alle milizie di Hamas nella Striscia di Gaza, che secondo lui deve diventare “la base per la resistenza;” e Naim Qassem, vicesegretario generale di Hezbollah, il quale ha dichiarato che la Palestina verrà liberata passo dopo passo attraverso la resistenza, e che avrà come capitale Gerusalemme.

Non sono mancati anche gli interventi delle due figure più importanti del governo iraniano: l’Ayatollah Ali Khamenei, che ha definito Israele “un tumore maligno”, con il quale non si può scendere a compromessi; secondo Khamenei, i palestinesi “non hanno altra scelta che tenere vive le fiamme della lotta come hanno fatto finora.” E ha continuato che l’intifada palestinese continuerà fino alla completa liberazione della Palestina; e il presidente Hassan Rouhani, che pur essendo considerato da molti più “moderato” dei suoi predecessori ha definito Israele un “fake regime” e ha attaccato quei paesi musulmani che vorrebbero cambiare le loro relazioni con Israele, in particolare l’Arabia Saudita e i paesi sunniti che vedono l’Iran come la vera minaccia.

Negli stessi giorni in cui si è tenuta la conferenza, i sostenitori dell’Iran hanno dato il via a una campagna di propaganda sui social network chiamata All for Palestine, che in breve tempo ha raggruppato numerosi commenti in arabo, farsi e inglese a sostegno dell’intifada palestinese, citando anche una dichiarazione di Khamenei secondo cui Israele cesserà di esistere entro 25 anni.

Nel terzo punto del report, Zimmt ha spiegato come questa conferenza dimostri che l’accordo sul nucleare siglato con il favore dell’amministrazione Obama non solo non ha migliorato l’atteggiamento dell’Iran, ma ne ha incoraggiato l’ostilità e ne ha convinto i leader di poter estendere la propria influenza nel resto della regione; una situazione che, secondo Capezzone, potrebbe cambiare con l’arrivo di Trump.