Suona a Berlino il violino di Gualtiero Morpurgo

di Marina Gersony

Gualtiero Morpurgo
Gualtiero Morpurgo

L’hanno scelto come unico violino italiano per essere suonato a Berlino domani, 27 gennaio, nel corso della  manifestazione internazionale I violini della Memoria, dedicato alle vittime dell’Olocausto, che vedrà protagonista una formazione cameristica dei Berliner Philharmoniker.

Il violino in questione era di proprietà di Gualtiero Morpurgo, ingegnere navale dalla vita intensa e affascinante ma soprattutto un uomo che ha attraversato un secolo terribile con coraggio e creatività (la creatività per la sopravvivenza).

Nato ad Ancona nel 1913 e scomparso nel 2012, da giovane lavorò nei Cantieri navali di Genova, un lavoro che non poté più esercitare dopo le leggi razziali (ma che lo rese più tardi un protagonista dell’Alyià Bet, con Ada Sereni). Un giorno sua madre gli regalò un violino, che divenne l’amico più fedele che lo accompagnò ovunque in giro per il mondo.

Zaino in spalla, incurante del peso e il violino ben riposto, da bravo alpinista attraversò il confine svizzero per finire in un campo di rifugiati, a Pian San Giacomo (Grigioni). Era il 1943, dopo l’armistizio. La vita nel campo era dura, il lavoro pesante, unico sfogo il suo violino. Così la sera si chiudeva in bagno per suonare gli spartiti di Bach. Da cose nasce cosa: fece nuove amicizie, organizzò piccoli concerti e fu proprio grazie alla musica e alla sua forza d’animo che riuscì a evadere dalla vita opprimente e senza speranza del campo. Un’abitudine, quella di suonare, che mantenne anche nei campi per rifugiati di Les Avants e di Chailly.

Dopo la morte di Gualtiero, la famiglia ha voluto donare il suo violino al liutaio di Gerusalemme Amnon Weinstein, che si occupa di curare, se è il caso restaurare, i Violini della Speranza, appartenuti a deportati, o ritrovati nei lager. Amnon Weinstein ha scelto, tra gli altri,  il violino Morpurgo per lo straordinario concerto di Berlino.

Per chi volesse leggere la vita lunga e ricca di avvenimenti di quest’uomo forte, intelligente e coraggioso, vale la pena leggere i sui libri,  Il violino liberato, Il violino rifugiato, La busta gialla (Mursia editore). Ne Il violino liberato, del 2006, l’autore racconta, tra l’altro, come dovette fare i conti con un difficile dopoguerra: dalla Milano appena liberata con le prime storie dei sopravvissuti dei lager alla ricerca di notizie della madre deportata ad Auschwitz; ma anche gli incontri con personaggi importanti, tra cui Backhaus, Magaloff e Wally Toscanini.

Una storia, quella di Gualtiero Morpurgo, che parla di sofferenza e di lotte quotidiane, ma anche di bellezza, di musica e voglia di non lasciarsi sopraffare. Nonostante tutto.

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