Il presidente Reuven Rivlin ai diplomatici israeliani: “Agire con giustizia e parzialità per risolvere il conflitto israelo-palestinese”

Israele

di Paolo Castellano

Il presidente israeliano Reuven Rivlin
Il presidente israeliano Reuven Rivlin

«La risoluzione 2334 e il discorso del Segretario di Stato americano hanno messo Israele alla prova», ha detto il presidente Rivlin a un gruppo di ambasciatori israeliani operanti in Europa, secondo quanto riportato da Ynet News.

«L’adozione della risoluzione prova che il conflitto israelo-palestinese […] sia sul palcoscenico del mondo e noi non possiamo che nutrire la speranza che questo scompaia», egli ha aggiunto.

«In termini specifici, la risoluzione 2334, che è stata approvata contro Israele, è un “soft-power”. Contro di noi non sono stati inviati dei tank, dei jet, e dei missili, tuttavia la decisione offende la legittimità dello Stato di Israele», Rivlin ha dichiarato.

«Se non saremo sicuri della nostra forza e della fondatezza dei nostri patti, e nella nostra abilità di convincere gli altri che noi agiamo sui passi della giustizia, con rispetto, imparzialità, e con scelte morali nei confronti di tutti i residenti in questo territorio, noi rimarremo imbrigliati per sempre in  questa guerra», il presidente ha così continuato.

Egli si è apprestato poi a spiegare che: «L’esistenza di un chiaro disaccordo tra Israele e la comunità internazionale sulla questione dei confini del 1967, è consacrato alla risoluzione del conflitto. La comunità internazionale considera ancora i confini del 1967 come un punto fondamentale nella pacificazione del conflitto, mentre tra gli israeliani ebrei non c’è forse nessuno che ritenga plausibile un ritorno ai confini del 1967. Ci sono coloro che vorrebbero allargare o limitare i confini, ma la maggioranza dell’opinione pubblica conosce cosa non possa essere accettato. Questo è un genuino, profondo, e anche alle volte difficile disaccordo tra Israele e la comunità internazionale, e c’è ancora la necessità che esso sia chiaro e aperto, e noi abbiamo il dovere di indirizzarlo e di spiegarlo».

Il presidente ha detto  ai diplomatici israeliani che «la forza militare e l’erezione di un grande muro non sarà mai sufficiente a salvaguardare la nostra sovranità e la nostra sicurezza. La forza dello Stato di Israele è stata ottenuta sin dai primi giorni con la combinazione dell’abilità militare e diplomatica […] oggi, forse più di allora; una competente diplomazia è il centrale e cruciale elemento per preservare la resilienza nazionale e internazionale di Israele».

«Il mondo attorno a noi è turbato e cambiato», egli ha continuato. «Le alleanze stanno prendendo forma; alcune ad un livello diplomatico sono molto confortanti per Israele, come l’asse sunnita, e altre sono ostili e pericolose, come l’asse tra Siria-Hezbollah-Iran. In un senso più ampio, questi cambiamenti non sono solo regionali. L’onda di shock che si sta verificando in Medio Oriente ha avuto un impatto non solo metaforico, ma significativo, in Europa: come i flussi di rifugiati, come gli atti terroristici, come gli jihadisti che vagabondano da qui a là e da là a qui».

«Per noi l’agenda politica del 2017 per il continente è di certo molto lontana dal essere noiosa, e certamente anche per voi», Rivlin ha aggiunto. «Nessuno più di voi conosce meglio di chiunque altro il significato di ognuno di questi elementi per lo Stato di Israele; su cosa capiti qui, su le nostre relazioni con l’occidente, con il mondo intero».

Rivlin ha anche espresso le sue condoglianze alle famiglie delle 39 vittime di un attacco terroristico alla vigilia di una festa di capodanno presso un locale di Istanbul, in cui ha trovato la morte la giovane israeliana Leann Nasser di Tira.

«La scorsa notte, la Turchia è stata ancora vittima di un attacco terroristico. Mando da qui i miei auguri e i miei auspici per giorni migliori, alle famiglie che hanno perso i loro figli e le loro figlie, e al popolo turco dopo un altro disastro piombato su di loro», egli ha detto.