Kesher, una serata fra ebraismo e religioni orientali partendo dall’anima e dalla spiritualità

di Roberto Zadik

In questi ultimi anni nelle società occidentali, le religioni e le filosofie orientali, dal buddismo, all’induismo, allo yoga e al Tai Chi Chuan stanno prendendo sempre più piede e dall’Italia agli Stati Uniti, soprattutto, molti sono i casi di chi,  fra questi anche diversi ebrei famosi, dal cantautore Leonard Cohen che era diventato monaco buddista, al poeta Allen Ginsberg, al cantante dei Beastie Boys, Adam Yauch si sono avvicinati a queste concezioni.

Ma ci sono punti in comune fra ebraismo e buddismo o induismo e quali sono analogie e fondamentali differenze fra il monoteismo assoluto della Torah che condanna qualsiasi idolatria e queste religioni spesso e volentieri politeiste? Nella storia recente poi ebrei e buddisti sono stati molto vicini anche nelle persecuzioni subite e diversi sono i parallelismi che si possono fare fra i massacri della Shoah e lo sterminio silenzioso dei monaci buddisti in Tibet. Questi argomenti sono stati al centro dell’interessante incontro di Kesher “Ebraismo e filosofie orientali” che si è tenuto martedi 16 maggio e che ha avuto come relatori il Rabbino e studioso Rav Alberto Somekh e Marina Diwan (nella foto) insegnante di Reiki,  PNL e ricercatrice spirituale. Durante la serata la studiosa ha presentato il suo nuovo libro “Siamo anime ricche di valore e qualità” (pp 138 edizioni Live Aid, 13 euro) .

A introdurre l’incontro, organizzato come sempre da Paola Boccia Hazan, è stato Rav Somekh che nella sua efficace analisi ha iniziato evidenziando che “la progressiva penetrazione delle filosofie orientali nella società moderna è un dato di fatto e mentre prima la religione era un fattore totalizzante di ogni individuo ora ognuno di noi può sentirsi attratto da tante fedi contemporaneamente e questo per noi ebrei è un rischio”.

Ma cosa ne pensa la Torah e il pensiero ebraico e quali sono i limiti halachici e concettuali nel rapporto fra ebraismo e queste idee? Nella sua prefazione, lo studioso, ha sottolineato come la Torah condanni fermamente e in vari punti qualsiasi forma idolatrica. Egli ha aggiunto che in passato ci sono stati diversi problemi sia col paganesimo dei greci e dei romani che col cristianesimo e ad esempio il, Rambam su questo punto era molto severo e diceva che “lo scopo della Torah è quello di eliminare l’idolatria dal mondo”.

Successivamente, ha fatto sapere Somekh, col cristianesimo i rapporti sono migliorati anche se rimane vietato l’uso di immagini e di statue che lo caratterizza ed esso è stato accettato come fede che ha “radici bibliche in comune con la nostra religione”. “Questo non è avvenuto per le religioni orientali, sulle quali” ha detto Somekh “manca una normativa specifica in quanto queste sono entrate solo recentemente in contatto con la cultura ebraica solo in tempi molto recenti”. Approfondendo la sua analisi Rav Somekh ha puntualizzato come sia necessario essere prudenti verso queste culture anche “se l’idolatria come la si intendeva anticamente non esiste più” e che diverse problematiche persistano anche riguardo a pratiche come lo Yoga che però “se fatto come ginnastica per il benessere individuale senza pronunciare nomi di Divinità estranee è permesso basta che non sia praticato per fini religiosi e in luoghi ebraici”. Quali sono le affinità e le differenze fra buddismo, induismo e l’ebraismo? Su questo Rav Somekh ha poi approfondito il fatto che, ad esempio in entrambe si parli di temi spesso di anima, di reincarnazione e di trascendenza delle anime, ad esempio, da parte ebraica in ambito mistico e cabalistico, i  testi del grande rabbino Aryeh Kaplan o do studiosi del passato come Moshe Haim Luzzato noto come Ramchal nel suo “Derech HaShem” (La strada di Dio)  affrontavano il tema complesso dei “Gilgulim”. “Ebraismo e buddismo sono molto diversi in questo senso” ha detto il Rav “perché per quanto ne so, il primo vede la reincarnazione di esseri umani in forme di vita animali o vegetali in certi casi ed essa non ha uno scopo particolare mentre per l’ebraismo essa ha un fine costruttivo e di rettificazione per una redenzione individuale e può avvenire solo in forma umana”. Nel suo interessante intervento egli ha ricordato come molte siano le similitudini fra Karma, delle filosofie orientali e Gilgul, ma che molti siano i “paletti” e le divisioni da mettere quando si confrontano ebraismo e culture orientali. Un altro aspetto in cui vi sono grandi divergenze sono i concetti di corpo e anima e di sensi e intelletto. “Per il mondo ebraico” ha ricordato “ è fondamentale invece la dimensione mentale e l’intelletto come mezzo per controllare i sensi secondo quanto suggerivano grandi pensatori come Rav Soloveichik. “ “Nell’ebraismo la spiritualità è qualcosa di concreto e di collettivo, mentre per il pensiero orientale è un esperienza individuale, ascetica. Per noi è fondamentale che la preghiera sia collettiva e che la religione  e la materialità coesistano e la nostra spiritualità per molta gente è molto difficile da elaborare e per questo preferiscono soluzioni più immediate come le filosofie orientali. Per questo forse anche se non riesco ancora a capire  come mai, tanti figli del nostro popolo si allontanano dall’ebraismo affascinati da questo pronto soccorso spirituale che nell’ebraismo invece esige pazienza e disciplina e lungo lavoro su sé stessi”.

Sempre di anima e di evoluzione personale ha parlato Marina Diwan che ha approfondito quanto sia fondamentale nella quotidianità il rapporto con la spiritualità e la ricerca del Divino e degli aspetti profondi della vita “a prescindere dalla religione di appartenenza” come ha specificato. “Nelle mie esperienze, parto come ebrea ma mi rivolgo a tutti” ha ricordato “e sia l’ebraismo che le religioni orientali partono dalla ricerca su noi stessi, superando l’ego, concetto su cui il buddismo insiste molto per cercando di migliorarsi e se possibile, ma è molto difficile di cambiare abitudini” Parlando del suo libro e della sua attività nell’occuparsi di reincarnazioni, spiritualità, benessere psico-fisico l’esperta ha sottolineato quanto sia importante “saper reagire ai momenti difficili dosando bene le tante qualità che ogni anima possiede e sviluppare il potere della mente e della volontà cercando di connetterci quanto più possiamo alla Luce, alla Divinità e di superare le avversità tenendo sempre presente l’elemento spirituale leggendo oltre l’apparenza delle nostre esperienze giornaliere”.  Citando la Genesi e l’importanza della preghiera e delle posizioni e della respirazione sia nell’ebraismo che nelle filosofie orientali, la Diwan ha evidenziato che “durante la respirazione come nella tefillà ci connettiamo a qualcosa di trascendente, ricordiamo che l’Uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio e che dobbiamo sempre stare attenti a quando non ascoltiamo la Sua parola come è successo a Adamo ed Eva nel famoso episodio dell’albero”.