Sumaya, il Pd e l’antisemitismo: la parola a Nahum e Fiano

Italia

di Anna Lesnevskaya

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Emanuele Fiano

Una discussione che imperversa nel Pd milanese, ma che solleva questioni importanti per tutta l’Italia e l’Europa, ossia lintegrazione dei musulmani e i loro pregiudizi sull’antisemitismo e antisionismo. Emanuele Fiano, deputato Pd ed esponente della comunità ebraica milanese, oltre che figlio di Nedo Fiano, sopravvissuto ad Auschwitz e testimone della Shoah in Italia, insieme a Daniele Nahum, ex vice presidente della comunità ebraica di Milano ed ex responsabile per la cultura del Pd locale, chiedono chiarezza sull’antisionismo a Sumaya Abdel Qader, consigliera comunale dem del capoluogo lombardo, una giordano-palestinese divenuta famosa per i racconti sulle sue esperienze di “nuova italiana” sul blog del Corriere “La città nuova”.

All’origine della discussione una puntata di “Otto e mezzo” sull’islam in Italia, nel corso della quale il ricercatore del King’s College di Londra Michele Groppi ha citato un dato di una ricerca statistica che ha condotto su un campione di musulmani italiani. Secondo questo dato, “il 61% degli intervistati dice che gli ebrei controllano il mondo e sono responsabili di ogni male”.

Abdel Qader, tra gli invitati di Lilli Gruber, invece di commentare il dato, ha cercato di relativizzarlo, dicendo che “molto spesso è in chiave antisionista, non antisemita”, ponendo interrogativi sulla capacità degli interpellati di comprendere bene l’italiano e infine ipotizzando che “sia un’idea molto diffusa” anche in altre comunità. In effetti, la ricerca in questione ha evidenziato che tra gli italiani non musulmani lo stesso dato ammonta al 20%.

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Sumaya Abel Qader

Risposta che ha suscitato le critiche dell’On. Fiano esposte tramite due post sul suo profilo Facebook. Come ha spiegato lo stesso deputato del Pd al Mosaico: “Ho detto a Sumaya che non vanno trovate giustificazioni, ma invece bisogna discutere di questo dato così grave. Al di là del fatto che ci può essere un errore statistico, che ci possono essere difficoltà linguistiche, sono convinto che nella comunità musulmana in Europa il pregiudizio antisemita sia molto forte e questo fatto vada combattuto”.

Un altro punto fermo per Fiano è che va combattuto non solo l’antisemitismo, ma anche l’antisionismo. “Anche esso è una forma discriminatoria nei confronti del diritto inalienabile del popolo ebraico di avere uno Stato”, dice il deputato, aggiungendo che questo diritto “prescinde dal fatto che uno possa o meno condividere le politiche dei governi di Israele”.

Non bisogna essere indulgenti contro le gravi aberrazioni che quel sondaggio mette in luce per la comunità musulmana – spiega ancora Fiano parlando delle sue critiche a Sumaya Abdel Qader -. Sono contro chi, nella mia comunità, per difendere Israele vuole attaccare il diritto dei palestinesi per un loro Stato, così come mi oppongo a chi per portare avanti la battaglia fondamentale contro l’antisemitismo si appoggia alle teorie islamofobe”. Il parlamentare pretende lo stesso atteggiamento dalla comunità musulmana, ricordando il fatto che persino l’Olp di Yasser Arafat ha smesso di negare il diritto di Israele a esistere, modificando il proprio statuto con gli accordi di Oslo.

Secondo Fiano, la consigliera comunale del Pd sembra aver recepito le critiche, ribadendo in una risposta su Facebook al deputato la sua “condanna all’antisemitismo senza se e senza ma”. La stessa ha poi rilanciato con una proposta di “dibattiti pubblici” su questi temi, aprendo a “un confronto costruttivo” con il collega del partito. “Abbiamo stabilito che ci incontreremo, ma non so dire ancora in quale sede”, ha confermato Emanuele Fiano, che vorrebbe che Sumaya Abdel Qader “facesse parte della battaglia culturale che va combattuta all’interno della comunità musulmana contro l’antisemitismo e l’antisionismo”.

Riguardo infine al PD e all’antisemitismo, Fiano dichiara: “Ho la convinzione che nel PD nazionale e anche in quello milanese non vi siano dubbi sulla battaglia da tenere sempre più viva contro l’antisemitismo e anche sulla difesa del diritto di esistenza dello Stato di Israele.  È il PD milanese che in questi anni ha difeso il diritto a sfilare della Brigata Ebraica nel corteo del 25 aprile. Per questo è fondamentale che chiunque si candidi con il PD sia coerente con questi punti irrinunciabili”.

Daniele Nahum
Daniele Nahum

Più intransigente invece è Daniele Nahum, che attende una reazione netta del Pd milanese riguardo alle dichiarazioni di Abdel Qader. “Sumaya dice ‘io combatto l’antisemitismo’, e allo stesso tempo sostiene che ‘l’antisionismo è un’altra cosa’, quasi giustificandolo – commenta a Mosaico Nahum -. Oggi chi si dichiara antisionista nel 99% dei casi è anche antisemita”. Secondo l’esponete del Pd milanese, i vertici del suo partito, in primis, Matteo Renzi e Giorgio Napolitano, hanno appoggiato il diritto di Israele ad esistere in quanto uno Stato ebraico e democratico. “Napolitano e Renzi sono stati chiari sull’antisionismo che sfocia nell’antisemitismo”, continua Nahum.

“La segreteria del Pd milanese deve chiedere a Sumaya di uscire dalle sue ambiguità e qualora non lo facesse e continuasse a fare dichiarazioni che vanno contro alla linea dei massimi dirigenti del partito, va espulsa”, è convinto Daniele Nahum. Lui stesso, tra l’altro, è stato privato della sua delega nel Pd cittadino proprio per aver contestato la posizione del partito su alcune “zone grigie” dell’islam. In particolare, Nahum ha combattuto contro il cosiddetto “bando della moschea” ed è stato contrario alla candidatura della stessa Abdel Qader, per la sua vicinanza al controverso Caim, Coordinamento dei centri islamici.

C’è da notare che l’IHRA (Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto), organizzazione intergovernativa che comprende 31 Paesi membri e 8 Paesi osservatori e la presidenza della quale per il 2018 è stata affidata all’Italia, ha incluso nella sua working definition (definizione pratica) dell’antisemitismo, adottata nel maggio del 2016, anche quelle manifestazioni che negano “al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione e che sostengono che l’esistenza dello Stato di Israele è un’impresa razzista”.