Blogger musulmana contro l’antisemitismo: “L’antisionismo nei campus? Antisemitismo sotto falso nome”

Opinioni

di Roberto Zadik

Nadyia Al Noor (a destra) sostiene Israele
Nadyia Al Noor (a destra) sostiene Israele

Si dice sempre che “non si può generalizzare” quando si parla di etnie, religioni e Paesi ma in questi cupi anni di populismo e becere contese politiche e ideologiche spesso non si fa altro, facendo torto a piacevoli eccezioni che sembrano contraddire stereotipi e preconcetti. A questo proposito il  sito “Times of Israel” riporta la denuncia contro l’antisionismo e l’antisemitismo presente a livello universitario, in alcuni campus, negli Stati Uniti di una giovane blogger musulmana, Nadiya Al Noor, impegnata con passione da tempo nel dialogo interculturale, ultimamente complesso, fra comunità ebraica e musulmane e fautrice di mediazioni pacifiste fra israeliani e palestinesi. Nadiya è una ragazza colta, laureata a New York, alla Binghamton University in  Pubblica Amministrazione e Gestione degli Affari Studenteschi e la sua lettera è molto efficace ma getta una cupa ombra sull’antisemitismo americano anche nelle fasce colte del Paese e nelle Università.

Qui il testo della lettera: “Odiare Israele è qualcosa di ormai molto popolare nei campus universitari. Questo antisionismo ti fa sembrare molto “progressista” , “sveglio” e consapevole a livello sociale. Significa che sei un liberale e combatti contro il regime dittatoriali e sei a favore della lotta degli oppressi contro le mani dei bianchi colonialisti. Per molti ormai il sionismo è razzismo e Israele è il Male, fine della storia. Esso è la base per l’affermazione del diritto ebraico di autodeterminazione nella loro terra originaria e il movimento di Destra dei Diritti Civili ebraico.

Il sionismo, invece, rappresenta la lotta del popolo che è stato oppresso per duemila anni, espulso dalla loro terra, ucciso e perseguitato ovunque si trovasse. Esso è la celebrazione della vittoria, del ritorno a casa dopo millenni di diaspora, di sopravvivenza e di benessere nonostante tutte le difficoltà. La retorica dominante, rema in senso contrario. Secondo diverse università spesso Israele è il nazismo tedesco in versione 2.0 e sono i colonialisti israeliani bianchi che dominano la terra palestinese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nei campus non si parla mai di varie questioni fondamentali e prosegue indisturbato lo schema diffamatorio di “genocidio” e “apartheid” che non considera una serie di elementi che lo contraddicono. Nessuno menziona mai che la maggioranza degli israeliani discenda dai rifigiati dei Paesi arabi e  europei. Nessuno parla mai del fatto che gli arabi israeliani hanno pari diritti rispetto ai connazionali ebrei e che siedano in Parlamento con loro, che siano al servizio milirare e dottori, personaggi famosi, negozianti e insegnanti e avvocati. Nessuno parla mai delle migliaia di palestinesi curati negli ospedali israeliani e affermati uomini d’affari. Israele è il Male, fine della storia.

Cosa fanno gli studenti in questa campagna antisraele? Sfortunatamente nei campus americani, ci sono molte azioni compiute dai ragazzi per mostrare il loro odio antisraeliano. Fra questi c’è chi fonda movimenti come il “Boycott Divestment o il Sanction Movement che boicottano spietatamente i prodotti israeliani e cercano di eliminare qualsiasi interazione con gli atenei dello Stato ebraico. Dimenticatevi della cultura e dell’integrità l’integrità e l’etica accademica. Un altro esempio è l’organizzazione della Settimana contro l’Apartheid israeliano che diffonde tremende bugie su Israele confondendo gli studenti. Ci sono anche gruppi studenteschi di supporto ai terroristi come Studenti per la Giustizia della Palestina e non finisce qui. Spesso gli studenti ebrei vengono insultati, aggrediti e offesi e sono avvenute diverse cancellazioni di eventi ospitati da organizzazioni ebraiche e c’è anche la settimana di protesta contro la Settimana della Memoria sulla Shoah in nome della giustizia sociale. Non solo negli Stati Uniti ma anche in Canada, alla Ryerson University di Toronto dove il 29 novembre 2016 c’è stata una marcia indetta dalle Associazioni Studentesche Musulmane e Associazioni per la Giustizia della Palestina per battersi contro la Memoria e in quell’occasione hanno offeso e minacciato gli studenti ebrei presenti nel campus. Gli studenti che hanno partecipato a questa protesta si sono difesi sottolineando che questo era anche per gli altri genocidi del mondo che meritano consapevolezza. La vera ragione è il semplice antisemitismo nascosto dagli slogan ideologici dei partiti.

L’antisionismo è antisemitismo travestito sotto falso nome come contrario del Movimento ebraico sionista e gli studenti si illudono che odiando Israele possano diventare moderni e democratici. Gli studenti ebrei vengono descritti come dei razzisti privilegiati anche se si oppongono a Israele e si assimilano con la società circostante. I miei correligionari musulmani vengono dipinti come povere vittime dell’odio e dell’aggressività degli ebrei. In questo desolante paesaggio la mia Università newyorchese a Binghamton è un’unica dove la corrente filoisraeliana è dominante. Ora la nostra Associazione Studentesca Musulmana sta avendo forti intese con l’associazione ebraica Hillel per viaggi interreligiosi e le nostre comunità religiose sono in ottimi rapporti. Non permettiamo che il conflitto israelo-palestinese ci confonda e penso che le università debbano controllare i fenomeni di antisemitismo nei loro campus. L’antisemitismo viene tollerato a causa dell’ipocrisia e queste forme di odio vengono ampiamente giustificate e invito gli studenti ebrei a reagire a questi fenomeni e a non aspettare che accada qualche incidente per fare qualcosa. Organizzate invece una Settimana di Liberazione Ebraica educate i vostri compagni di corso e condannate pubblicamente l’antisemitismo anche se è di moda”.