Amir Aczel, il matematico che difese la religione

Mondo

di Nathan Greppi

5963514_344077Scienza e fede: negli ultimi decenni questi due ambiti si sono sempre più distanziati l’uno dall’altro, tanto che molti ritengono inconciliabili. Tuttavia, nel corso della storia, non sono mancati coloro che hanno cercato di valorizzarle entrambe senza essere dogmatici. Uno di questi è stato il matematico israelo-americano Amir Dan Aczel, venuto a mancare il 26 novembre 2015. A un anno dalla sua morte, lo vogliamo ricordare parlando di quello che è stato forse il suo libro più discusso, anche solo per il titolo: Perché la scienza non nega Dio.

Aczel, nato a Haifa nel 1950 ed emigrato negli Stati Uniti all’età di 21 anni, ha insegnato storia della matematica in numerose università americane e straniere, e ha scritto numerosi saggi di divulgazione scientifica tradotti in più lingue. Questo, pubblicato in Italia come parte della collana Scienza e Idee diretta dal filosofo Giulio Giorello, intende dimostrare che la scienza non ha né dimostrato né confutato l’esistenza di Dio, in contrasto con le teorie dei Nuovi Atei. Prima però bisogna rispondere alla seguente domanda: chi sono i Nuovi Atei? Essi sono un gruppo di intellettuali, principalmente americani e inglesi, che dopo l’11 Settembre hanno più volte sostenuto l’idea che la fede sia il male assoluto, etichettando chiunque creda in Dio come un fanatico superstizioso. Tra questi, i più famosi sono il biologo Richard Dawkins, il neuroscienziato Sam Harris e il defunto giornalista Christopher Hitchens. Queste persone, secondo Aczel, non sono meno fanatiche di tanti creazionisti, e infatti nel suo libro dichiara di voler difendere la scienza da chi la vuole strumentalizzare.

Nei primi capitoli del libro, egli illustra come la scienza e la fede nei tempi antichi non fossero nemiche, almeno finché la Chiesa Cattolica non ha imposto come verità assoluta il Sistema Tolemaico, secondo cui il Sole girava intorno alla Terra. La “rivolta” della scienza è iniziata con le scoperte di Galileo Galilei e ha preso il sopravvento con la Teoria dell’Evoluzione di Charles Darwin. Tuttavia, secondo Aczel, tali scoperte non dimostrano che non esista un intervento divino, semplicemente confutano un’interpretazione letterale della Bibbia. Infatti, poiché in America esistono molte sette creazioniste e gli atei sono malvisti dai più credenti, i Neoatei sembrano convinti che l’unica alternativa a ciò sia il totale rifiuto della fede e della spiritualità. Aczel, invece, cerca di trovare la giusta via di mezzo tra il bigottismo dei primi e l’arroganza dei secondi.

Per fare ciò, egli racconta come anche grandi talmudisti come Maimonide e Hillel il Vecchio si siano opposti a un approccio troppo rigido alla Torah, tanto che il secondo riassunse il suo messaggio con queste parole: “Ciò che ti è odioso, non farlo ad altro uomo; questa è la Torah. Tutto il resto è solo commento.” Aczel, inoltre, ricorda che nel 1913 Einstein frequentasse spesso la Sinagoga di Praga, e che anche più tardi non fu mai veramente ateo.

Amir Dan Aczel
Amir Dan Aczel

Più avanti, Aczel confuta soprattutto le teorie dell’astrofisico Lawrence Krauss, secondo il quale il nostro Universo sia nato “dal nulla”, in maniera casuale e senza alcun intervento esterno. Per confutare questa tesi, Aczel ci ricorda che al momento non sappiamo con esattezza cosa ci fosse prima del Big Bang, e forse non lo sapremo mai. In più, egli ci spiega che le probabilità che potesse nascere un Universo con queste caratteristiche, in grado di generare prima la vita e poi la coscienza, sono bassissime, ed è difficile credere che il mondo come lo conosciamo sia nato “per caso”. Per spiegare ciò egli cita anche le teorie di Roger Penrose, un’importante studioso di matematica e fisica quantistica, il quale sostiene che ci sono fatti che la mente umana non può percepire, rifacendosi al mito della caverna di Platone.

Un’altra teoria amata dai Neoatei, e ideata da Dawkins, è quella del gene egoista: secondo questa teoria, sia gli esseri umani che tutti gli altri esseri viventi si sono evoluti grazie a un egoismo innato del nostro DNA, per cui noi saremmo portati a compiere atti apparentemente altruisti solo per far sopravvivere il nostro gruppo di appartenenza. Tuttavia, questa teoria presenta numerosi difetti: innanzitutto, non è chiaro se per “gruppo” si possa intendere la famiglia, il proprio paese o l’intero genere umano. Inoltre, questo non spiega come mai ci siano pompieri capaci di rischiare la vita anche per salvare cani o gatti. Infine, Aczel riporta un fatto di cronaca che mette molto in discussione le idee di Dawkins: nel maggio 2012, durante la scalata dell’Everest, uno scalatore israeliano ne salvò uno turco che era rimasto bloccato senza bombole di ossigeno. Ciò sacrificando numerose dita delle mani e dei piedi, e dovendo rinunciare per sempre alla possibilità di arrivare in cima.

In conclusione, la grandezza di questo libro sta nel fatto che l’autore non ha la pretesa di dimostrare definitivamente che Dio esiste; egli semplicemente ha l’umiltà di riconoscere che, nonostante tutte le scoperte che possiamo compiere, ci sono fatti a questo mondo che saranno sempre fuori dalla nostra portata di comprensione, e mentre i Neoatei sostengono che quella scientifica è l’unica vera conoscenza, egli ci ricorda che ci sono molti aspetti del mondo, della mente e della vita che noi ancora non conosciamo con certezza. E che forse non conosceremo mai.