Dopo 22 anni, gli ebrei argentini chiedono giustizia per le vittime dell’attentato all’AMIA

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di Nathan Greppi

Il centro ebraico Amia a Buenos Aires dopo l'esplosione del 18 luglio 1994
Il centro ebraico Amia a Buenos Aires dopo l’esplosione del 18 luglio 1994

Lunedì 18 Luglio le comunità ebraiche argentine hanno commemorato le vittime dell’attentato al centro ebraico AMIA (Asociaciòn Mutual Israelita Argentina), avvenuto

nel 1994 e in cui hanno perso la vita 85 persone. Allo stesso tempo, esse hanno chiesto al Presidente Mauricio Macri di trovare e processare i responsabili.

I sopravvissuti hanno inoltre accusato il precedente governo di non aver fatto abbastanza per trovare i colpevoli: “La giustizia che meritavano è morta quanto loro” ha dichiarato a Ynet Sofia De Guterman, la cui figlia Andrea è rimasta uccisa nell’attentato. “Se i responsabili non saranno consegnati alla giustizia, presto dovremo rilasciare un certificato di morte per il caso stesso”.

In passato i procuratori avevano accusato l’ambasciata iraniana di aver orchestrato l’attacco e il gruppo Hezbollah di esserne gli esecutori materiali, senza però essere riusciti a incriminare nessuno. Per molti argentini, questo caso indica quanto il sistema giudiziario sia inefficiente e corrotto.

Durante la cerimonia, alcune persone hanno chiesto una risposta anche per l’omicidio del procuratore Alberto Nisman, trovato morto in casa sua il 18 gennaio 2015 con una ferita da proiettile in testa. Il giorno dopo Nisman avrebbe dovuto presentare al congresso le prove secondo cui l’allora presidente, Christina Kirchner, avrebbe cercato di coprire il ruolo avuto dai funzionari iraniani nell’attentato, in cambio di un accordo commerciale con il governo di Teheran. Accordo che è stato ripudiato subito dopo l’elezione di Macri.

In passato sono circolate molte teorie secondo cui Nisman si sarebbe in realtà suicidato, ma sono state smentite il 25 Febbraio 2016 dal procuratore generale Ricardo Sàenz dopo lunghe analisi.