«Abbiamo capito di essere a casa; noi stessi, senza paura»

di Sara Saban, Yael Della Rocca, Hanna Luzzati

IMG-20141231-WA0003La storia che raccontiamo è quella di un viaggio appena iniziato…
Questo viaggio ha cambiato completamente il nostro punto di vista sulla terra d’Israele, non è solo un paese di “spiaggia e mare”, ma molto di più, e non devi avere paura di girare con la kippà.
I pericoli ci sono perché non è neanche il paese delle meraviglie, ma le persone vanno avanti nonostante le difficoltà.
Abbiamo  provato tante emozioni: gioia, paura, tristezza, felicità, senso di appartenenza. Ci sono stati piccoli episodi che ci hanno fatto innamorare di Israele. La cosa più bella non è stata quella di visitare un posto specifico ma il semplice fatto di camminare per strada e osservare, i posti sono stati moltissimi, alcuni spettacolari, altri meno, ognuno è riuscito a lasciarci qualcosa dentro.
Il primo venerdì sera abbiamo accolto Shabbat al Kotel. Eravamo tutti là, davanti al Muro del Pianto, abbiamo pregato e poi abbiamo iniziato a ballare. Altre ragazze provenienti da tutto il mondo si sono unite a noi e in un batter d’occhio almeno metà delle ragazze stava ballando; questo è stato il momento in cui abbiamo sentito di più il senso di appartenenza. In quel momento abbiamo capito di essere a casa, abbiamo capito la bellezza della nostra religione, persone che vengono da posti diversi con la stessa gioia e felicità di trovarsi lì e celebrare una festa. Eravamo emozionati perché abbiamo realizzato quanto il nostro popolo sia forte, quanto nonostante tutto, nonostante guerre e odio da parte di tutto e di tutti noi eravamo là, felici di festeggiare insieme, fieri di avere una terra nostra.
Abbiamo visitato tutto con un’ottica nuova: riuscivamo a percepire più sensazioni e vari aspetti a noi  invisibili ma che scoprivamo, finalmente, grazie a chi stava con noi. Uno dei luoghi più suggestivi è stato il Neghev: eravamo noi, noi e nessun altro. I cammelli, le dune. Eravamo noi, 34 ragazzi in mezzo al deserto, con un bottiglione di acqua e un fuoco, nient’altro che noi intorno ad un falò. Ci siamo sdraiati sulla sabbia fredda a guardare le stelle e a scoprire le costellazioni. L’atmosfera la creavamo noi, tutta la classe insieme, unita.
Ballare insieme, raccontarci storie davanti al fuoco, stare in completo silenzio su un cratere, sono tutte esperienze che ci hanno legato e avvicinato.
Siamo cresciuti. Abbiamo conosciuto lo Stato di Israele più a fondo, abbiamo conosciuto i nostri compagni e siamo diventati più indipendenti e sicuri.
Il viaggio è stato curato nei minimi dettagli e siamo felici di poter ringraziare tutti coloro che lo hanno reso possibile: i nostri genitori, l’organizzatrice professoressa Ruth Zarhi, la scuola e i professori accompagnatori Daniele Cohenca, Grazia Maissa e Lorena Vizzi, la guida e i madrichim.
È grazie a loro se ogni giorno andavamo a scoprire un mondo nuovo, il nostro mondo…