«Scrivo per smascherare la macchina della disinformazione»

Libri

di Fiona Diwan

Israele sotto assedio: il nuovo libro di Ugo Volli

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Fazioso lo è sempre stato. Specie quando si tratta di Israele. Una penna intinta nell’inchiostro scarlatto della passione polemica fin da quando, nel 2009, iniziarono a uscire, a cadenza settimanale, le sue Cartoline da Eurabia sul sito Informazionecorretta.com di Angelo Pezzana. Scomodo, sarcastico, eccessivo, spesso irritante, specie quando si trattava (e si tratta ancora), di difendere Israele da delegittimazioni e boicottaggi, di cogliere i fenomeni di crescita dell’antisemitismo generato dalla presenza islamica in Occidente o ancora di affondare il pugnale della polemica nel ventre molle di un’Europa paralizzata dalla dittatura del politicamente corretto.

Ugo Volli ama la provocazione, il pensiero fuori dal coro, i toni sopra le righe, incurante tanto di detrattori quanto di antipatizzanti. Un’antologia dei suoi sette anni di invettive contenute nelle Cartoline da Eurabia, è oggi in uscita per Proedi col titolo Israele, Diario di un assedio, ovvero, La cronaca puntuale di come terrorismo, politica internazionale e media collaborano a combattere la sola democrazia del Medioriente. Semiologo, studioso di comunicazione, docente di semiotica all’Università di Torino è proprio il fronte dei media quello che Ugo Volli vuole colpire, la macchina della disinformazione, l’ipocrisia complice di chi si schiera coi nemici di Israele, le notizie deformate o censurate, le omissioni e le parzialità di chi usa sistematicamente, quando si tratta di Israele, due pesi e due misure e che scambia la causa con l’effetto allo scopo di mistificare le responsabilità, usando termini ingannevoli e scorretti. «Possiamo datare questo nuovo assedio –solo in parte bilanciato dai legami che Israele sta iniziando a intrattenere con Cina, India e Russia e perfino con il fronte arabo moderato -, a partire dalla prima vittoria elettorale di Barack Obama nel 2008. È un assedio in buona parte immateriale, postmoderno, fatto con la stampa, la diplomazia, la giustizia, le regole commerciali. Ma non è meno pericoloso del vecchio…». scrive nella prefazione al libro. Ugo Volli evoca il retentissement, l’eco, che decine di episodi di cronaca hanno suscitato dentro di lui durante questi anni e ci parla del boicottaggio e dell’intifada dei coltelli fino al «grande turbine delle guerre civili inter-arabe e dell’espansionismo islamico, entrambi rafforzati dall’azione dell’amministrazione Obama».

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Un viaggio nella fabbrica della diffamazione ma anche la cronaca dell’espansione di Eurabia (qui Volli cita la studiosa Bat Ye’Or), ovvero dell’islamizzazione dell’Europa, dall’assassinio di Teo Van Gogh ai fatti di Tolosa, di Bruxelles e di Parigi. Sette anni di corsivi polemici che sono il riassunto del conflitto, di guerre (Piombo Fuso, Scudo protettivo…), rapimenti (quello di Ghilad Shalit), assassinii (quello dei tre ragazzini, che scatenò la guerra del 2014, a Gaza), intifade, le reazioni al muro “vergognosissimo” dell’apartheid, il Rapporto Goldstone, l’Iron Dome… In 67 anni, Israele ha sopportato sette guerre, due intifade, 5 conflitti armati, più di 20 mila lanci di razzi e mortai, 3.971 morti per terrorismo, 23.328 soldati morti, ci ricorda Volli. Nessuno avrebbe potuto reggere tutto questo per un tempo così lungo.
«Chi oggi rivendicherebbe i confini del 1938 (con la Germania a Praga e Danzica e l’Italia a Fiume e Lubiana)…? Solo un pazzo… C’è qualcuno che propone di boicottare i ristoranti cinesi per protestare contro ciò che accade in Tibet o se ne sta al freddo per non comprare il gas russo, colpevole dell’oppressione in Cecenia? Certo che no. Eppure per Israele e per gli ebrei tutto questo accade e continua a peggiorare….». In queste pagine c’è anche l’elettrocardiogramma di un corsivista, sussulti, preoccupazioni del momento, aritmie, angosce dei giorni in cui furono scritte. «L’Europa, il cui inconscio collettivo è ancora dominato dall’antigiudaismo cristiano e la cui mente calcolante conosce bene il valore del petrolio arabo, ha sempre guardato con scarsissima simpatia a quegli ebrei che osavano tornare nella loro terra ancestrale e difendersi dalle aggressioni», scrive. Pregevoli gli affondi sul boicottaggio, le riflessioni sulla millenaria presenza ebraica in Europa, le considerazioni sull’Europa scempiata dagli attentati e le analisi sul conflitto. «Magari spesso ho esagerato e me ne scuso con chi sia stato infastidito dal mio stile. Ma le mie sono solo punture di spillo…»