Caino a Roma. I complici romani della Shoah

Libri

L’editoria dedicata alla Shoah rappresenta ormai un continente sterminato. Ecco la scheda di alcuni lavori significativi apparsi di recente in libreria.


Amedeo Osti Guerrazzi
Caino a Roma. I complici romani della Shoah
Cooper editore, pp. 221, euro 15,00


Uno dei miti più difficili da sfatare a proposito della Shoah in Italia è quello degli “italiani brava gente”. E’ quindi quanto mai opportuno questo libro che ricostruisce le responsabilità dei nostri connazionali nella persecuzione della più numerosa comunità ebraica italiana, quella di Roma. Scorrendo queste pagine, frutto di un lavoro di ricerca sulle fonti dell’epoca, in particolare gli archivi dei tribunali, dei processi nel dopoguerra contro i collaborazionisti e i delatori, si scoprono vicende terribili che ci si stupisce siano state tanto presto e tanto volentieri dimenticate. Certo diedero un valido aiuto a questa operazione di rimozione sia le miti sentenze e spesso le assoluzioni di quanti si erano resi responsabili della persecuzione antisemita, particolarmente tra i funzionari pubblici e i militari, sia l’amnistia del 1946. E così sulle complicità e sulle responsabilità degli italiani scese presto un velo di silenzio, un vero tranquillante per le coscienze.
E’ di particolare interesse che, proprio per essere frutto di ricerche negli archivi giudiziari, nel libro di Osti Guerrazzi vengano evidenziate in particolar modo le vicende che hanno come protagonisti cittadini romani che denunziano i loro concittadini ebrei per ragioni di lucro, per poter saccheggiare le loro botteghe e le loro case, per potersi impadronire dei locali lasciati vuoti dagli arrestati e dai deportati. E’ una scelta precisa dell’autore che privilegia, se così si può dire, l’aspetto dell’interesse più sordido. Sono elencati casi di persone che denunciano ebrei neanche per convinzioni antisemite (per quanto aberranti esse siano), ma esclusivamente perché pensano di ricavarne un vantaggio materiale.
Lo stile del libro è quello di uno studio storico ben documentato, ma la linearità e la pacatezza dello stile contribuiscono a rendere ancora più agghiacciante quanto viene raccontato. E la facilità con cui si è coperto tutto questo, lo si è rimosso, si è impedito divenisse coscienza critica dovrebbe essere motivo di riflessione. Infatti lo stesso tipo di procedimento di rimozione è stato condotto per altre vicende assai poco onorevoli in cui vennero implicati durante il periodo fascista cittadini italiani, in abiti borghesi in divisa militare o in camicia nera. Sui massacri compiuti degli italiani in Libia negli anni ’30, in Etiopia durante l’invasione e nel 1937, durante la guerra civile spagnola, nella penisola balcanica non si è mai voluto fare chiarezza e,poiché non era possibile negarli, li si è dimenticati.
E ancora una volta la vicenda degli ebrei assume un carattere paradigmatico.
L’auspicio, anche se è molto difficile che si verifichi, è che attorno a questo libro si sviluppi un dibattito, che altri storici siano stimolati a nuove ricerche, affinché possa diffondersi una nuova coscienza critica, che sappia assumere i dati storici ed elaborarli, poiché non è negando e nascondendo pezzi della propria storia che si riescono a superare i drammi, i lutti e i danni che proprio questi pezzi di storia hanno provocato


Marina Cattaruzza, Marcello Flores, Simon Levis Sullam, Enzo Traverso (a cura di)
Storia della Shoah. Vol 1: la crisi dell’Europa e lo sterminio degli ebrei
Utet editore, pp. 1188, euro 45,00


Una delle opere più attese nel 2005 sul tema della Shoah era questa poderosa opera in più volumi, di cui è per ora uscito in libreria il primo volume. Gli autori dei saggi sono alcuni trai nomi più noti tra gli studiosi della Shoah e, in generale, del periodo storico dei fascismi europei, da Traverso a Friedlander, da Kershaw a Browning, da Miccoli a Collotti. E troppo lungo elencarli tutti, ma soltanto a scorrere l’elenco dei contributi il libo si presenta come di estremo interesse. Il taglio scientifico e rigoroso non si limita alle vicende più direttamente connesse con la Shoah, ma, nella prima parte spazia dalla origini dell’antisemitismo moderno, analizzate in connessione con gli autoritarismi militari degli Stati europei d’inizio ‘900 , con la nascita dei campi di concentramento durante le guerre coloniali, fino alle prime ipotesi di “soluzione finale” sempre in questo ambito. A seconda parte analizza la crisi europea in seguito alla prima guerra mondiale, al crollo degli Imperi Centrali, fino alla trasformazione dei nazionalismi e alla nascita dei fascismi. La terza parte tratta delal Germani de contesto europeo negli anni 30.
In seguito viene analizzata la vera e propria fase di distruzione degli ebrei con la realizzazione della “Soluzione Finale”, il contesto del genocidio e lo spazio del genocido. Infine gli ultimi saggi sono dedicati agli atteggiamenti di fronte alla “Soluzione Finale”. Ed è una parte finale di grande interesse, perché si esaminano le forme di collaborazionismo, il ruolo degli Jdenraete, la resistenza ebraica alla barbarie nazista. Ed ancora le posizioni della Resistenza europea di fronte alla Shoah e due fondamentali capitoli: l’atteggiamento delle Chiese e le reazioni in Europa, negli stati Uniti e nelle comunità ebraiche.
L’opera viene commercializzata con due modalità diverse nelle libreria e attraverso la rete rateale della Utet, ma con caratteristiche che ne fanno, in realtà, due opere diverse, anche se la parte scritta, i saggi veri e propri, sono identici in entrambe l versioni. La versione venduta tramite il canale rateale ha un costo molto diverso, infatti ha un prezzo complessivo di 900.00 euro. Quello che in libreria è il primo volume è qui stato suddiviso in due parti, che sono state arricchita anche di un apparato iconografico di notevoli dimensioni. Inoltre fanno parte di questa versione anche tre cd multimediali , che non si trovano in libreria. E’ una scelta editoriale che avrà, credo, le sue ragioni, ma che non a tutti appare immediatamente chiara, e che, appare evidente, penalizza la versione in commercio in libreria.
Ma credo che, anche solo a sfogliare l’indice dei contributi del primo volume, si pongano immediatamente due domande. La prima è come mai, in una opera di vasta dimensione, con contributi di studiosi che provengono da diverse università italiane, europee e americane e con tre contributi provenienti da Israele, non si sia però dato uno spazio specifico alla storia della Shoah in Italia e alle specificità dell’antisemitismo fascista, che oggi sappiamo essere stato altra cosa da quello tedesco, una mala pianta autoctona, non solo importata dopo il settembre 1943. La seconda domanda, forse conseguenza della prima, è come mai in questo volume non ci sono saggi degli storici che hanno nel Centro di Documentazione Ebraica di Milano il loro punto di riferimento, nonostante l’immane lavoro da essi svolto per decenni sia per quanto riguarda il periodo della applicazione delle leggi razziali, sia per quanto riguarda la deportazione vera e propria.


Milena Canterini
Antisemitismo senza memoria.
Carocci editore, pp.219, euro 18,60

Il sottotitolo è “Insegnare la Shoah nelle società multiculturali. L’autrice insegna pedagogia all’Università Cattolica di Milano, ed ha studiato nel corso degli ultimi anni in maniera quanto mai approfondita la tematica della didattica della Shoah, che, per quanto sia diventata argomento di attualità solo negli ultimi anni,è però oggetto di molteplicità iniziative, a livello sia italiano che europeo. E Milena Canterini è sicuramente tra i protagonisti della diffusione di questo interesse, sia con la sua attività universitaria che con la produzione libraria. In anni passati ha infatti curato i volumi Educare dopo Auschwitz e Memoria della Shoah e coscienza della scuola in cui si ritrovano anche importanti suoi contributi.
Il libro esamina le forme attuali dell’antisemitismo che mostrano una sincronia tra il riemergere di attacchi e gesti contro gli ebrei e la recrudescenza del conflitto Israele – palestinesi . Occorre riflettere, ci dice l’autrice su tale parallelismo tra un conflitto politico attuale e la questione del pregiudizio antiebraico, chiedendosi come l’antisemitismo possa usare l’antisionismo come copertura o come possa saldarsi ad esso. La nuova ostilità antiebraica, insomma, sembra essere influenzata da antiche immagini e pregiudizi radicati nella mentalità collettiva, e al tempo stesso coincidere con le paure di forze oscure nascoste dietro la globalizzazione Contrastare l’antisemitismo, così come ogni altra forma di razzismo, significa realizzare, in particolare nella scuola, un confronto interculturale aperto e pluralistico che aiuti a superare gli stereotipi e l’intolleranza. Tale progetto educativo comporta una dimensione di scelta personale e morale che impedisca non solo di compiere discriminazioni, ma anche di divenirne complici o semplici “spettatori” ( e qui il ricordo non può non andare agli “uomini comuni” di Browning a ai “Carnefici, vittime, spettatori” di Hilberg). L’intervento formativo quindi implica, secondo l’autrice, anche la costruzione di un senso di responsabilità personale e di prossimità verso tutti.
In questo senso l’autrice invita a ripensare l’educazione e la didattica riguardanti la Shoah come ad un paradigma che spinge ad una riflessione sul senso della vita e che, attraverso la storia e la memoria dei testimoni, da Anne Frank a Hetty Hillesum, conduce ad una solidarietà con le vittime che, attraverso un processo critico, si allarga fino alla “storia” e alla dimensione della cittadinanza, cioè al rifiuto del razzismo e alla difesa d i diritti umani anche nel contesto attuale.
E Canterini conclude la prefazione al suo libro, sottolineando come la pietas verso la storia di Anne Frank o verso altri itinerari individuali, così come, all’opposto, la mera ricostruzione degli eventi, non sono sufficienti. L’obiettivo è invece raggiunto quando generale e particolare si intrecciano: in questo senso si contribuisce a mantenere la dimensione universalistica della Shoah.