Lettere per la prossima generazione – 3/10

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Lettera n. 3: essere genitori ebrei

Sara, David,

Vorrei parlarvi di figli. D-o vi ha dato a ambedue  la benedizione di avere figli: essi costituiscono la gioia della nostra vita, così come della vostra. Godeteveli, trascorrete un po’ di tempo con loro. Giocate, imparate, cantate, pregate e fate mitzvot insieme a loro. Sarà il modo migliore di trascorrere il vostro tempo. L’amore che darete loro quando sono piccoli rimarrà con loro nel corso di tutta la loro vita. Come il sole, li farà fiorire e crescere.

Avere figli è più di un dono. E’ una responsabilità. Per noi, come Ebrei, è la responsabilità più sacra che ci sia. Da essa dipende  il futuro del popolo ebraico. Il nostro popolo è sopravvissuto per 4000 anni perchè, in ogni generazione, gli Ebrei si sono posti come somma priorità la trasmissione della propria fede ai figli. Hanno santificato il matrimonio. Hanno consacrato la casa ebraica. Hanno costruito scuole e case di studio. Hanno considerato l’istruzione come la conversazione tra le generazioni: “Insegnerai queste cose ripetutamente ai tuoi figli, parlandone quando siedi a casa o procedi per la strada, quando ti corichi e quando ti alzi.

Gli Ebrei hanno sempre visto l’ebraismo nel modo in cui un aristocratico inglese considera una villa signorile. Ci viviamo ma non la possediamo veramente. Ci viene tramandata dai nostri antenati, ed è compito nostro tramandarla alle generazioni future integra, ben conservata, possibilmente abbellita e migliorata, e lo facciamo ben disposti perché sappiamo che si tratta della nostra eredità. E’ ciò che rende la nostra famiglia diversa e speciale. Perderla, venderla o lasciare che vada in rovina sarebbe una specie di tradimento.

Ed ecco il punto. Oggi, mediamente in tutta la Diaspora, un giovane ebreo su due decide di non sposare un altro ebreo, di costruire una casa ebraica, di avere figli ebrei e di continuare la storia ebraica. Ciò è tragico.

Vostra madre ed io non abbiamo trascorso molto tempo a parlarvi della storia delle nostre famiglie ma, in verità, praticamente ogni Ebreo che è vivo oggi ha una storia più notevole del più grande romanzo o saga familiare. Sono storie che narrano di come siamo stati espulsi da un paese dopo l’altro, di come abbiamo perso tutto e abbiamo dovuto ricominciare. Ci hanno allettati in tutti i modi a convertirci, ma abbiamo detto “No!”. Abbiamo sacrificato tutto pur di avere nipoti ebrei. E oggi, in tempi in cui essere Ebrei non richiede quasi nessun sacrificio, in cui siamo più liberi che mai di praticare la nostra fede, gli Ebrei si dimenticano cosa occurre per avere nipoti ebrei.

Allora, come tramandare i propri valori? Mostrando ai propri figli a cosa teniamo. Rabbi Moshe Alshich, un rabbino del sedicesimo secolo, chiede nel suo commentario allo Shemà: “Come ‘insegnamo queste cose’ ai nostri figli? Come possiamo essere sicuri che impareranno?” La sua risposta è: “La risposta sta nelle due righe precedenti a questo verso: “Amerai il Signore tuo D-o con tutto il tuo cuore, tutta la tua anima e tutta la tua forza”. Ciò che noi amiamo, lo ameranno anche loro.

Vi sono molti motivi che hanno determinato l’alto tasso di assimilazione nella vita ebraica, ma uno di essi è fondamentale. Vi sono eredi di parecchie generazioni di Ebrei che hanno avuto un atteggiamento ambivalente sull’essere Ebrei. Non intendo giudicarli, ne’ dovreste farlo voi. Tra il 1880 e il 1930 hanno attraversato un’epoca di antisemitismo. Poi, è sopraggiunto l’Olocausto. Chi può biasimare chiunque in quei giorni abbia detto, come fece Heinrich Heine: “L’ebraismo non è una religione, è una sfortuna”.

Ma quei giorni sono ormai passati da molto tempo. Uno dei più grandi regali che potete fare ai vostri figli è far loro vedere che portate con orgoglio la vostra identità. Vostra madre ed io abbiamo provato a mostrarvi, per quanto abbiamo potuto, che, per noi, l’ebraismo è la nostra eredità, la nostra casa di famiglia, il dono ricevuto dai nostri predecessori; il più grande tentativo di tutta la storia di creare una vita basata sulla giustizia, sulla compassione e sull’amore come modo di portare la presenza divina dal cielo in terra, in modo da illuminare le nostre vite con il dolce raggio dell’eternità.

Non possiamo vivere la vita dei nostri figli al posto loro. Sono liberi, e faranno le loro scelte. Ma possiamo mostrare loro ciò che ci è caro. Se volete avere nipoti ebrei, abbiate caro l’ebraismo, e vivetelo con un senso di privilegio e gioia.