Le lettere struggenti di Yoni, l’eroe di Entebbe

Libri

di Vittorio Robiati Bendaud

Yonathan Netanyahu fu l’ufficiale di Tsahal a capo del mitico raid del 1976, e l’unico israeliano a morire. Era giovane, bello, audace, semplice. Figlio d’arte e fratello del premier Benjamin

Yoni Nethanyahu

“Amico mio, so che la colla sulle buste in Israele sa di melanzana, ma nonostante questo cerca di chiuderla, la busta. Qui, invece, sa di menta perciò è piacevole leccare il risvolto delle buste. A proposito, puoi risparmiarti lo sforzo di dirmi cosa succede in Medio Oriente. So bene quello che sta succedendo ed è un peccato sprecare inchiostro israeliano”. Così scriveva da Philadelphia all’amico Yosi Karpeles (Koshe), a cavallo tra adolescenza e giovinezza, Yonathan Netanyahu. A dire il vero, tra le lettere statunitensi del giovanissimo Yonathan, ritmato ritorna continuamente un desiderio fondamentale, una necessità esistenziale impellente: ritornare quanto prima in Israele: “In generale, il mio umore non è cambiato. Non sopporto l’America e muoio dalla voglia di ritornare”. Da poche settimane è comparso in lingua italiana il libro Lettere, di Yonathan Netanyahu, con una premessa e una postfazione dei fratelli Benjamin e Iddo Netanyahu. La veste grafica è di rara eleganza, ma questo non deve stupire: la casa editrice maceratese Liberilibri è una vera perla della cultura italiana, all’avanguardia e anticonformista. Fondata e diretta dal 1986 da Aldo Canovari, uno dei rari veri uomini di cultura rimasti in Italia, è un presidio del pensiero liberale. Il libro si legge d’un fiato. Nessuna pagina lascia indifferenti. Si tratta di un libro capace di provocare emozioni forti e profonde. I pensieri e la vita di Yoni, oltre a far vibrare l’amore per Israele, costringono, specie chi è ancora abbastanza giovane, a porsi seri interrogativi sulla propria esistenza e su come la conduce. Il cognome “Netanyahu” è un cognome che polarizza sia in Israele sia in Diaspora, sia gli ebrei sia i non ebrei. Vi sono i sostenitori dichiarati di Bibi; vi sono quelli che lo appoggiano perché non vedono alternative credibili; vi sono i suoi acerrimi oppositori: si chiama democrazia, e Israele lo è appieno.

Va ricordato doverosamente, tuttavia, che il cognome Netanyahu è indissolubilmente legato almeno anche ad altri due grandi nomi, quello di suo padre Benzion, eminente storico dell’Inquisizione e direttore dell’Encyclopedia Judaica, e quello di suo fratello Yonathan, l’eroe di Entebbe e autore del libro appena pubblicato, le Lettere. Nel 1976 terroristi palestinesi e tedeschi dirottarono un aereo, partito da Tel Aviv e diretto a Parigi, facendolo atterrare nella città ugandese di Entebbe. Nottetempo, scatta un blitz epocale di Sayeret Matkal, un’unità scelta dell’esercito israeliano guidata dal giovane tenente colonnello Yonathan Netanyahu. L’impresa ebbe l’esito sperato e vennero liberati circa un centinaio di ostaggi, ebrei e israeliani. Drammaticamente vi fu un unico caduto israeliano, Yoni Netanyahu. La raccolta di lettere di Yoni attraversa un ampio arco temporale, dalla primissima giovinezza all’età adulta, dal servizio militare per Tzahal sino a poco prima della sua morte. Sono lettere ai suoi amici, alle donne della sua vita, ai suoi amati genitori, ai fratelli. In particolare, Yoni stesso, più volte, scrive di avere un legame speciale, un’intesa unica proprio con Benjamin.

Come scrive Michele Silenzi nell’introduzione, queste lettere sono una sorta di romanzo epistolare di formazione “di un giovane che, dopo essere stato plasmato dalla storia del proprio Paese, l’avrebbe a sua volta plasmato con l’eccezionalità della sua impresa e del suo carattere”. Belle le pagine introduttive di Silenzi che rileva come Yoni fosse un eroe, nel senso classico, denso e drammatico del termine. Così scrive: “Un eroe autentico, classico, epico. Un eroe di quelli che l’Occidente, per anni, ha tentato di dimenticare, di deridere, di rimuovere attraverso l’oscenità brechtiana “beato il Paese che non ha bisogno di eroi” e sostituendo a questa epica dell’individuo eccezionale quella dell’“eroe normale”, che poi non si capisce bene cosa significhi. Infatti c’è solo un eroe possibile, quello dietro cui un intero popolo si raccoglie, quello da cui un intero popolo trae spirito di emulazione e senso di appartenenza, l’eroe al cui funerale ogni singola mano di un’intera nazione idealmente accompagna le spoglie, quello attorno a cui si crea un rito collettivo e individuale di emulazione”. Questo indubbiamente fu Yoni Netanyahu.

Yonathan Netanyahu, Lettere, Editore Liberilibri,
Traduttore M. Silenzi, € 16,00