Il generale tedesco che salvò gli ebrei di Palestina

Ebraismo

di Raffaele Picciotto

Durante la Prima Guerra Mondiale gli ebrei di Palestina, allora sotto il dominio turco, corsero il pericolo di un genocidio simile a quello degli armeni. L’ironia della sorte fece sì che furono salvati grazie ad un generale tedesco. Lo Stato d’Israele deve la sua esistenza anche a quanto accadde in quel frangente.

Come è noto, Germania e Turchia sono nazioni che hanno giocato un ruolo importante nella storia recente del popolo ebraico. Quello che stiamo per narrare è un episodio abbastanza sconosciuto ma che, come vedremo, condizionerà l’Yishuv (il primo nucleo ebraico in Palestina) e la nascita del futuro Eretz Israel.

All’inizio della Prima Guerra Mondiale, l’Impero Ottomano era schierato con la Germania e l’Austria-Ungheria. La Palestina faceva allora parte dell’Impero Ottomano ed era retta, insieme alla Siria, da un governatore.

Gli uomini chiave della Turchia di allora erano tre figure di Giovani Turchi: Jamal Pasha, Enver Pasha e Talat Pasha. Essi furono anche “gli architetti”, negli anni 1915-1916, del massacro degli armeni, considerati una popolazione ostile e potenzialmente alleata dei russi.

Jamal Pasha fu nominato nel 1915 governatore di Siria e Palestina da Enver Pasha, allora Ministro della difesa, con poteri pressoché assoluti.

Jamal Pasha sospettava che gli ebrei di Palestina non fossero leali verso lo Stato Ottomano. Vale la pena ricordare che, a quell’epoca, i nazionalismi locali stavano erodendo il controllo turco nelle regioni di un impero ormai indebolito; e che quindi anche i nazionalismi ebraico ed arabo in Siria e Palestina dovevano essere combattuti fino in fondo.

In effetti, 1000 volontari ebrei di cui alcuni provenienti dalla Palestina formarono, per l’esercito britannico, il cosiddetto Zion Mule Corps (che sarebbe poi diventata la Legione Ebraica); questa unità avrebbe poi combattuto valorosamente contro i Turchi a Gallipoli.

Alcuni ebrei, temendo di fare la stessa fine degli armeni, formarono una rete spionistica diventata celebre col nome di Nili. Tra i ragazzi di Nili, c’era Eitan Belkind che riusci ad infiltrarsi nell’esercito ottomano sotto Jamal Pasha e fu testimone del massacro di 5.000 armeni. Sarah Ahronson di Zichron Yaakov, viaggiando in treno dalla Turchia alla Palestina assistette alle atrocità commesse contro gli armeni ed in seguito si arruolò nella rete Nili. Fu poi arrestata e torturata e per non rivelare informazioni si suicidò. Nel frattempo le truppe Britanniche, provenienti dall’Egitto, avevano stabilito un fronte sulla linea Gaza-Beersheva. Nell’aprile del 1917, alla vigilia di Pesach, i turchi improvvisamente procedettero all’espulsione degli ebrei da Jaffa e da Tel Aviv. Secondo lo storico tedesco Michael Heiseman, 8.500 ebrei furono fatti sgomberare e le loro case furono saccheggiate dai turchi. Due ebrei furono impiccati alle porte della città, dozzine furono trovati morti sulla spiaggia.

Molti si rifugiarono in Galilea ma un buon numero, il 20% secondo alcune fonti, morirono di fame e malattie. Anche a Gerusalemme e Safed le condizioni erano diventate terribili e molti abitanti morirono di tifo e colera.

Il parallelo con le condizioni degli armeni prima del loro massacro era sorprendente; anche in quel caso i turchi accusarono gli armeni di collaborazione con i russi: fu così che gli Ottomani decisero la loro deportazione dalle regioni di frontiera ad altre parti dell’Impero; il trasferimento forzato, in realtà, ebbe come conseguenza la morte e lo sterminio della popolazione armena.

Tenendo conto che la Palestina era ormai sulla linea del fronte, qualcosa di simile poteva accadere agli ebrei. Che cosa salvò la comunità ebraica da un destino simile? L’ironia della sorte volle che colui che salvò gli ebrei fosse un generale dell’esercito tedesco, il Feldmaresciallo Erich Von Falkenhayn, uno dei più alti ufficiali  tedeschi, comandante in capo tedesco durante la battaglia di Verdun nel 1916.

In seguito alla sconfitta, fu sollevato dall’incarico e successivamente assunse il comando della Nona armata. Fu Von Falkenhayn l’artefice della conquista tedesca della Romania, forse la più grande vittoria degli Imperi Centrali durante la guerra. In seguito a questo successo, gli fu affidato il comando militare della Palestina. Secondo il suo biografo Holger Afflerbach, Von Falkenhayn aveva il compito di supervisione circa le misure turche contro gli ebrei, accusati da Jamal Pasha di alto tradimento e collaborazione con il nemico britannico.

Egli, in realtà, non aveva particolari simpatie per gli ebrei; era un tipico ufficiale prussiano dell’epoca guglielmina e probabilmente aveva anche qualche pregiudizio verso di essi.

Nel novembre del 1917 prese la sua decisione: certamente vi erano singoli casi di collaborazione tra gli inglesi ed alcuni estremisti ebrei, ma sarebbe stato ingiusto punire l’intera popolazione ebraica per colpe che non aveva commesso. Così salvò la comunità ebraica dall’estinzione.

Il dottor Jacob Thin, capo dell’Ufficio Sionista nel 1917, a Gerusalemme, affermò che era stato un vero e proprio colpo di fortuna che negli ultimi giorni critici Von Falkenhayn avesse ricevuto il comando. Viceversa, Jamal Pasha sarebbe riuscito a espellere l’intera popolazione riducendo l’intero Paese ad un cumulo di rovine. (Tra l’altro, il Congresso Sionista attribuì a molti funzionari consolari il merito di aver prestato aiuto agli ebrei; tra di essi vi furono il vice console tedesco Von Schabiner a Haifa, ed il capo della missione militare tedesca colonnello Kress von Kressenstein).

Sull’intera vicenda scese poi l’oblio e questo fatto venne poi riscoperto dagli storici solo negli anni ’60. Così, per un curioso caso del destino, gli ebrei di Palestina dovettero la loro sopravvivenza ad un generale tedesco, senza il quale probabilmente lo Stato di Israele non sarebbe mai nato. Un generale di quello stesso esercito che 25 anni più tardi avrebbe eseguito gli ordini e l’annientamento degli ebrei d’Europa.