Sorry Lord Balfour, si faccia più in là. Qui, tra le dune, c’è posto per tutti

Israele

di Raffaele Picciotto

A 100 anni della Dichiarazione Balfour e dal leggendario accordo Sykes-Picot, cosa resta di quella tragica eredità coloniale? Il crollo definitivo di una geografia che ha sconvolto il mondo gettando i semi dell’attuale instabilità. Un assetto futuro non ancora definibile

sykes-picot

 

Con un’intervista pubblicata sul Los Angeles Times il 2 luglio 2014, Abu Safiyya portavoce dell’ISIS affermava: «In termini di confini nazionali, il Medio Oriente che conosciamo oggi è stato creato prevalentemente nel 1916 quando due diplomatici – il britannico Sir Mark Sykes e il francese François George Picot – si incontrarono segretamente, esaminarono una mappa e prepararono dei piani per la regione che speravano di ottenere dall’Impero Ottomano alla fine della Prima Guerra Mondiale… La loro mappa segreta, conosciuta come l’Accordo Sykes-Picot o Accordo per l’Asia Minore, stabilì la geografia del dominio coloniale e dell’influenza francese ed inglese. E fissò le frontiere nazionali…».
Al di là del fatto che sia stata pronunciata dal portavoce dell’Isis, è un’analisi, questa, messa a fuoco da tempo da tutti gli storici e che getta una luce prospettica su tutto quanto accaduto in seguito. Fino a oggi. C’è da dire infatti che fino a cinque anni fa, il 2011, la presenza dei regimi autocratici arabi garantiva lo status quo e che è proprio con le cosiddette primavere arabe che è finito per crollare definitivamente questo schema facendo riemergere di prepotenza la vecchia identità etnica, tribale e religiosa che sembrava sopita o dimenticata (sunniti, sciiti, curdi, drusi, alauiti). Paradossalmente, in questo contesto i regimi più stabili nel mondo arabo si sono dimostrate essere oggi le monarchie.

Sykes e Picot
Sykes e Picot

Ma ricordiamo i fatti di 100 anni fa. Gli accordi Sykes-Picot furono stipulati nel 1916 nel pieno della Prima Guerra Mondiale e prevedevano la spartizione delle regioni del moribondo Impero Ottomano nel Vicino Oriente. Lo scopo principale delle potenze coloniali era di dare stabilità alla regione e il modo era quello di cavalcare il nascente nazionalismo arabo, ma nel contempo dividere la regione in stati autocratici. Questi avrebbero, alla lunga e secondo la loro visione, generato sistemi di governo di tipo occidentale, sotto l’influenza delle stesse potenze europee. Nello stesso periodo, i britannici stipularono accordi sia con gli Arabi che con gli Ebrei. Nel 1915, con l’accordo fra l’Alto Commissario Britannico al Cairo, Henry Mac Mahon, e lo Sceriffo Hashemita della Mecca, Hussein Ibn Ali, la Gran Bretagna prometteva, in termini alquanto vaghi, un grande stato arabo nelle regioni liberate di Arabia, Transgiordania, Iraq e parte della Siria.
Il 2 novembre 1917 il governo britannico, con la Dichiarazione Balfour, asseriva di essere a favore dell’istituzione di un focolare ebraico in Palestina, una regione che riprendeva l’antico nome inventato dai Romani e caduto in disuso dopo la conquista crociata e l’istituzione del regno di Gerusalemme alla fine dell’XI secolo (l’anno prossimo verranno celebrati anche i 100 anni della leggendaria dichiarazione Balfour).
Gli accordi Sykes-Picot erano segreti, poiché gli inglesi volevano l’appoggio degli Arabi per la conquista delle regioni meridionali dell’Impero Ottomano, a partire dall’Egitto. Essi prevedevano la divisione delle terre appartenute all’Impero Ottomano in sfere di influenza francese e britanniche. I delegati britannico e francese tracciarono i nuovi confini su una mappa. Una linea fu tracciata col righello da Mosul a Haifa dividendo la regione in due entità incuranti della geografia reale. A nord di tale linea, le terre sarebbero cadute sotto l’influenza francese mentre a sud di questa linea sarebbero toccati alla Gran Bretagna.
Sostanzialmente alla Francia furono affidate la Siria, il Libano e la Palestina settentrionale; alla Gran Bretagna la Mesopotamia (Iraq), la Transgiordania e la Palestina meridionale, con il porto di Haifa come base per la marina britannica. La Russia avrebbe ricevuto l’Armenia Turca, i Dardanelli e i luoghi santi Ortodossi in Palestina.
Nel novembre 1917, nello stesso mese in cui fu pubblicata la Dichiarazione Balfour, la Rivoluzione Russa alterò i termini dell’accordo. I rivoluzionari resero pubblico l’accordo segreto, provocando le ire degli Arabi, i quali, una volta sconfitti i Turchi, insediarono il figlio dello sceicco Hussein, l’Emiro Feisal, a Damasco, con il titolo di Re di Siria. Paradossalmente i rapporti fra gli Arabi e i leader sionisti, in quel periodo, erano buoni. Il 3 gennaio 1919, re Feisal scriveva a Chaim Weizmann: «Il movimento ebraico è un movimento nazionale e non imperialista. Il nostro movimento è nazionale e non imperialista. C’è spazio in Palestina per entrambi».

Parole che oggi suonano incredibili e che tutti hanno dimenticato. Il 24 luglio 1920 il Generale francese Gouraud entrava a Damasco e di lì a poco avrebbe espulso l’Emiro Feisal. I Britannici, per compensarlo, gli offrirono il trono in Iraq. Il Generale Gouraud invece divise la Siria in entità politiche distinte: lo Stato del Grande Libano, lo Stato di Damasco, lo Stato di Aleppo, lo Stato Alauita sulla parte costiera e lo Stato del Jebel Druso nella parte meridionale, ai confini con il Territorio mandatario Britannico. L’ostilità degli Arabi verso i Francesi fu la miccia del conflitto con il movimento Sionista. Infatti, il primo incidente tra arabi ed ebrei ebbe luogo in Alta Galilea, regione ancora sotto il controllo francese. Gli arabi davano la caccia ai francesi e l’1 marzo 1920 chiesero il permesso ai coloni ebrei di ispezionare l’insediamento ebraico di Tel Hai nell’Alta Galilea, per verificare che non fossero nascosti francesi. Il permesso fu accordato ma durante l’ispezione, per un banale malinteso, ne scaturì una sparatoria che lasciò sul terreno 8 morti.
Il risultato degli accordi fu sancito nella Conferenza di San Remo il 25 Aprile del 1920. La Francia ebbe il mandato sulla Siria e il Libano e la Gran Bretagna sulla Palestina, l’Iraq e la Transgiordania. Il 22 Luglio 1922 la Società delle Nazioni confermava il Mandato britannico e, con l’articolo 22 della sua Costituzione, dava valore legale alla Dichiarazione Balfour.
I confini furono modificati da Francia e Gran Bretagna – di comune accordo-, con la cessione a quest’ultima dell’alta Galilea e della regione di Mosul. In questo modo furono creati i nuovi stati di Libano, Siria, Iraq e Transgiordania con confini disegnati dalle potenze coloniali, senza tenere conto delle esigenze delle popolazioni locali. Come è noto, alcune etnie furono divise in più stati. I Curdi ad esempio, si trovarono a far parte della Turchia, dell’Iraq e in minor misura dell’Iran e della Siria. Alcune tribù beduine nomadi, abituate a spostarsi, si trovarono improvvisamente dei posti di frontiera sul loro percorso abituale. Anche al giorno d’oggi, la popolazione irachena è formata da sunniti, sciiti e curdi. In Siria vi sono sunniti, drusi e alauiti. In entrambi gli stati vi erano, all’ epoca, anche altre minoranze cristiane (assiri, caldei) ed ebraiche. Il Libano era anche esso uno stato composito essendo formato da cristiani maroniti, drusi, sunniti, sciiti ed ebrei. I semi dell’odierna instabilità furono gettati un secolo fa; gli Stati tenuti in piedi fino a ieri da feroci dittature (Saddam Hussein, Assad padre e figlio, Gheddafi in Libia), si stanno disgregando. Stiamo assistendo ad una nuova mappatura della regione.
Dilaniata dalla guerra civile, la Siria non rappresenta più un pericolo per Israele. Prima dello scoppio della rivolta, l’esercito siriano rappresentava infatti una forza da non sottovalutare, capace di attaccare Israele e tenere sotto scacco un Libano indebolito, a sua volta, da una guerra civile e oggi alla mercé degli sciiti di Hezbollah. Anche l’Iraq, nei decenni passati è stato in grado di attaccare l’Iran e di invadere il Kuwait.
Le conseguenze dell’accordo di 100 anni fa pesano ancora su una regione il cui assetto futuro non è ancora definibile ed i cui confini saranno diversi da quelli stabiliti con un tratto di penna da Sir Mark Sykes e Monsieur George Picot.