Austria, organizzazioni ebraiche dicono no a un nuovo governo con l’FPÖ 

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di Ilaria Ester Ramazzotti

All’indomani delle elezioni politiche nazionali austriache svoltesi il 15 ottobre scorso per il rinnovo del Nationalrat e del Bundesrat, numerosi leader del mondo ebraico hanno espresso preoccupazione per il risultato atteso e poi ottenuto dalla formazione di estrema destra guidata da Heinz Christian Strache, il Partito della Libertà Austriaco (in tedesco Freiheitliche Partei Österreichs, abbreviato in FPÖ), inizialmente stimato al secondo posto dagli exit poll. Ne parlano il Jerusalem Post e la stampa israeliana.

Il partito di Strache ha in effetti sfiorato le previsioni ricevendo il 26% dei voti contro il 26,9% del Partito Socialdemocratico d’Austria di Christian Kern e contro il 31,5% del Partito Popolare Austriaco con a capo Sebastian Kurtz, vincitore della tornata elettorale. Pur congratulandosi con Kurtz, diverse organizzazioni ebraiche hanno da subito invitato il nuovo governo a tenere fuori dalla coalizione il Partito della Libertà Austriaco, classificatosi solo per un soffio al terzo posto e da più parti considerato di destra estrema e con posizioni razziste e antisemite.

Il presidente del World Jewish Congress (Congresso mondiale ebraico) Ronald Lauder, ambasciatore statunitense in Austria dal 1986 al 1987, ha dichiarato ancor prima dei risultati definitivi: “È triste e preoccupante che una tale formazione politica riceva più di un quarto del voti”, poiché “è ancora pieno di xenofobi e di razzisti e in posizione molto ambigua nei confronti del passato nazista austriaco. La mia unica speranza è che non finiscano nel governo”. Lauder ha sottolineato che “come l’AfD in Germania, come il Fronte Nazionale in Francia o lo Jobbik in Ungheria, il FPÖ è un partito estremista che asseconda razzisti e antisemiti e fomenta sentimenti contro le minoranze. È guidato da un uomo che nella sua giovinezza ha chiaramente espresso simpatie per i nazisti. Nel suo stato attuale, l’FPÖ non è e non dovrebbe essere un partito di governo”.

Sulla stessa linea, European Jewish Congress (Congresso ebraico europeo) ha inviato a Kurz le congratulazioni più calde ma ha espresso “profonda preoccupazione”  per il risultato ottenuto da FPÖ. “Invitiamo fortemente Kurz a formare una coalizione di partiti di centro senza prendere in considerazione un partito di estrema destra nella formazione del nuovo governo – ha dichiarato il presidente Moshe Kantor –. A un partito che ha costruito uno schema di intolleranza xenofoba e bersagliato gli immigrati non deve essere concesso un posto al tavolo governativo”. “L’Europa in generale e l’Austria in particolare dovrebbero sapere fin troppo bene dove porta l’accettazione di ideologie populiste e perniciose – ha inoltre evidenziato Kantor. Il ruolo centrale dell’Austria nella costruzione europea postbellica fondata sulla democrazia e sui diritti umani non deve essere sacrificato sull’altare dell’opportunità politica e del populismo a breve termine, che ci ricorda i momenti più oscuri nella memoria ancora viva”.

Il presidente della Conference of European Rabbis (Conferenza dei rabbini europei) Pinchas Goldschmidt ha condiviso questi stessi sentimenti esprimendo soddisfazione per l’elezione di Kurtz, evidenziando tuttavia come il rafforzamento del FPÖ costituisca una fonte di preoccupazione per la comunità ebraica. “Speriamo che in futuro l’Austria continui a mantenere la libertà individuale e la libertà di religione”, ha detto il rabbino. Goldschmidt ha inoltre ricordato un discorso pronunciato da Kurtz come ministro degli Esteri, un anno e mezzo fa, durante un evento con la Conferenza dei rabbini europei presso il ministero degli Esteri di Vienna: “Aveva pronunciato un discorso particolarmente favorevole agli ebrei e espresso la sua determinazione a combattere l’antisemitismo”. “Purtroppo non possiamo cancellare la storia, ma non abbiamo dimenticato” aveva infatti detto Kurtz ai rabbini, sottolineando che l’Austria ha “un grande debito verso il popolo ebraico”.