Al Qaeda rivendica l’attentato di Taba

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Si chiama i ‘partigiani di Gerusalemme’ (Ansar Beit el Maqdis) il gruppo qaedista attivo in Sinai, che ha rivendicato l’attentato di domenica 16 febbraio contro un autobus di turisti a Taba, nel Mar Rosso, in cui sono morti l’autista egiziano, tre turisti coreani e ne sono rimasti feriti altri 13. L’autobus del tour cristiano stava per entrare in terra israeliana, quando l’esplosione ha colpito il mezzo.

In un comunicato comparso sui siti qaedisti, il gruppo terroristico ha detto che “uno dei suoi eroi ha compiuto l’attentato con l’intenzione di entrare nell’entità sionista” (Israele). Nonostante il governo egiziano abbia confermato che si è trattato di un attacco kamikaze, il comunicato del gruppo qaedista non fa alcuna menzione della morte dell’attentatore. Il gruppo ha anche minacciato di compiere altri attentati durante la settimana, intimando ai turisti di lasciare l’Egitto entro quattro giorni.

I qaedisti egiziani sono protagonisti di una fiammata di attacchi, fino a oggi però solo indirizzati a polizia e militari.

Mentre si cerca ancora di capire se si è trattato di un attacco kamikaze o di un’esplosione causata dall’esterno, crea irritazione notizia sui media israeliani la notizia che il governo egiziano abbia rifiutato l’aiuto da Israele. “Alcune delle persone rimaste ferite non erano ancora state curate – si legge sul sito web del network media Arutz 7 (www.israelnationalnews.com) -. Ma le ambulanze israeliane, che avrebbero potuto aiutare queste persine, sono state rimandate a Eilat in seguito al rifiuto di farle entrare in territorio egiziano. Nonostante ciò, il direttore Maghen David Adom Eli Bin ha avvisato i propri team di tenersi pronti in caso di massimo allerta”.

Questo attacco – come era nelle intenzioni del gruppo terroristico – va a colpire l’industria del turismo in Egitto e in Israele, i due nemici più odiati da questo gruppo in costante crescita.  Da un lato, infatti, vi è l’esercito egiziano, che sta conducendo una guerra feroce contro le forme di terrorismo nel Sinai settentrionale e centrale. Dall’altro, c’è ovviamente Israele, nemico ideologico e religioso che il gruppo qaedista si propone di combattere.